Uno dei due ex-presidenti della Concacaf al centro dello scandalo Fifa, Jack Warner, di Trinidad e Tobago (foto LaPresse)

Per il dopo Blatter l'Uefa punta a riconquistare la Fifa

Maurizio Stefanini
I primi passi da compiere saranno individuare il nome del successore alla presidenza e la "pulizia" della federazione. Attacco al Qatar di inglesi e tedeschi: "Se scopriamo mazzette anche sul Mondiale a Doha si cancella tutto". Uno degli arrestati, Warner, annuncia: "Presto vuoterò il sacco".
Ufficialmente, l’esecutivo dell’Uefa era stato convocato a Berlino per sabato 6 giugno per farlo coincidere con la finale di Champions League tra Juventus e Barcellona. Ma tutti sapevano che in realtà i dirigenti del calcio europeo si sarebbero incontrati per decidere come contrattaccare Blatter dopo la sua rielezione. Un muro contro muro per il quale circolavano addirittura voci su una possibile scissione, mentre dall’Inghilterra si chiedeva espressamente il boicottaggio dei Mondiali in Russia. Forse è stato l’intervento dell’Fbi a togliere agli europei le castagne dal fuoco. Forse più importante ancora per costringere Blatter alle dimissioni è stato il saldarsi della fronda europea a quella sudamericana con la minaccia della  Conmebol di far saltare la Copa América Centenario del 2016. Ad ogni modo, l’obiettivo è stato raggiunto prima ancora di iniziare la battaglia, e così ora il problema dell’Uefa è diventato quello che in termini militari verrebbe definito “lo sfruttamento del successo”. Lo scenario è implicitamente confermato dal linguaggio con cui Michel Platini ha informato del rinvio dell’Esecutivo per via “dell’imprevedibilità dello sviluppo delle indagini”. “Tenendo conto del fatto che ogni giorno vengono a galla nuove informazioni”, ha detto Platini, ed è “più saggio prendersi del tempo per valutare la situazione, in modo da assumere una posizione comune in merito”.

 

Da quel che trapela sulla stampa sembra che a questo punto il nuovo obiettivo dell’Uefa sia quello di riconquistare l’intera Fifa: ovviamente ristabilendo l’asse preferenziale con il Sudamerica e imponendo il calcio di qualità alla deriva terzomondista con cui Blatter faceva invece valere la forza bruta dei numeri di federazioni poco significative non solo dal punto di vista calcistico, ma spesso anche dal mero punto di vista geopolitico. Dei due ex-presidenti della Concacaf al centro dello scandalo, l’uno è Jack Warner, politico influente di Trinidad e Tobago, un paese da 1,2 milioni di abitanti; l’altro è Jeffrey Webb, di quelle Isole Cayman che non sono neanche uno stato indipendente, bensì un Territorio britannico d’Oltremare che non arriva ai 60 mila abitanti. Particolarmente significativa è una “frase storica” di Jérôme Valcke, il segretario dell’Uefa e braccio destro di Blatter che col versare 10 milioni in un conto privato di Warner ha trascinato il presidente della Fifa direttamente nello scandalo: “Un minor livello di democrazia è a volte preferibile per organizzare un Mondiale. Quando un uomo forte alla testa di uno stato può decidere, come potrà farlo Putin nel 2018, è più facile per gli organizzatori rispetto a un paese come la Germania, dove c’è da negoziare a vari livelli”. Pure lui aveva minacciato il Brasile di “calci in culo” per i ritardi del Mondiale 2014, e nel 2011 una sua email aveva così commentato il ritiro della candidatura di  Mohamed bin Hammam: “Non è che pensa di poter comprare la Fifa come i qatarini si sono comprati il Mondiale”. Ex giornalista e direttore di tv in Francia, cittadinanza anche sudafricana per matrimonio, Valcke dopo essere stato assunto dalla Fifa nel 2003 come direttore di marketing era stato licenziato nel 2006 per il suo coinvolgimento in un litigio tra sponsor, Mastercard e Visa, che era costato alla Fifa 90 milioni. Ma nel giugno del 2007 Blatter lo aveva rivoluto al vertice, facendone il suo “numero 2” della Fifa.

 

E’ stato anticipato che l’Uefa chiederà di portare il numero delle squadre europee al Mondiale da 13 a 14, secondo una proposta avanzata dall’italiano Carlo Tavecchio, presidente della Figc. Ma si delinea anche un attacco al Qatar e che vede schierati dalla stessa parte inglesi e tedeschi. “Se fossi negli organizzatori del Qatar non dormirei molto bene. Se ci fossero le prove che il processo di assegnazione del Mondiale è stato corretto allora bene. Ma se di dimostrasse che il consiglio di amministrazione della Fifa è stato corrotto allora ovviamente la competizione dovrebbe essere rifatta”, ha detto presidente della English Football Association, Greg Dyke. “Il Qatar è un cancro per il calcio mondiale”, ha sparato durissimo l’ex-presidente della Deutscher Fußball-Bund, Theo Zwanziger in un’intervista al giornale francese L'Equipe.

 

[**Video_box_2**]Il nome dello stesso Platini come possibile successore di Blatter prende quota. Lui sembra esitare, ma circola addirittura la voce di una candidatura congiunta assieme al principe Ali ibn al Husayn. Dato il ruolo che l’Fbi ha avuto nel far scoppiare il bubbone dell’asse Europa-Sudamerica potrebbero essere tirati in ballo anche gli Stati Uniti, cui Dyke ha offerto l’organizzazione di un Mondiale.

 

Ma le bocce non sono ancora ferme, e adesso la “talpa” dell’Fbi  Charles “Chuck” ha tirato fuori che non solo i Mondiali in Sudafrica del 2010, ma perfino quelli di Francia del 1998 sarebbero stati comprati a suon di mazzette. Un siluro anche a Platini? Non necessariamente. L’ex-campione, dopo aver fatto per un po’ l’allenatore, iniziò la sua nuova carriera di alto dirigente del calcio proprio dirigendo il comitato organizzatore di Francia 1998, dopo che il torneo era già stato assegnato. Vicepresidente della Fédération Française de Football ai tempi dell’assegnazione della competizione era invece l’attuale presidente Noël Le Graët, colui che ha disobbedito alla richiesta di Platini, decidendo di votare a favore di Blatter. Intanto, Warner annuncia: “Vuotarò il sacco a costo della mia vita”.