Michael Matthews vince a Sestri Levante la terza tappa del Giro d'Italia (foto LaPresse)

Dopo l'arrivo di Sestri il Giro introduce nuove regole (forse)

Giovanni Battistuzzi

La terza tappa va alla maglia rosa Michael Matthews, che allo sprint batte Fabio Felline. Nella discesa del Barbagelata, l'ultimo Gran premio della montagna di oggi, cade Domenico Pozzovivo: il lucano si è dovuto ritirare.

Da oggi, in esclusiva per il Foglio online, Maurizio Milani racconta il Giro d'Italia tra cronaca, gag e amarcord. Il viaggio della corsa rosa come non l'avete mai letto.


 

 

La tappa: Rapallo-Sestri Levante, 136 km – Poteva essere fuga, lo è stata per quasi 130 chilometri su 132, alla fine però tutto si è risolto allo sprint. Sotto lo striscione d’arrivo è passata a braccia alzate la maglia rosa, Michael Matthews, australiano, primo. Volata da campione, furba, poderosa. Chiuso ai meno 500 metri, trova un varco, sfrutta la scia del nostro Felline, secondo, consolida il primato. I migliori sono tutti lì, nessuna diserzione, se si esclude quella di Henao, che però a questo Giro era solo seconda scelta della Sky, se si esclude Domenico Pozzovivo, caduto sull’asfalto del Barbagelata: il lucano è scivolato, ha strisciato il volto a terra, ha abbandonato la corsa. Le buone notizie sono solo le sue condizioni di salute, non grave.

 

Il Giro di Milani - E’ iniziato il Giro d’Italia, starò in casa tutto il giorno per vedere ogni singola tappa, dalle 10 su Rai Sport fino all’arrivo alle 17, poi Il processo alla tappa, infine la replica della tappa alle 22,30.

 

Quest’anno c’è un nuovo regolamento (o meglio alcune regole nuove). Per esempio, nelle tappe di montagna dura le case che costeggiano le salite devono rimane chiuse e sprangate. Motivo? Dalla fatica immane che i ciclisti fanno nel pedalare possono perdere la ragione. E’ già successo che alcuni corridori stravolte dalla fatica entrino nelle case, aprano i cassetti, trovino una rivoltella e si sparino. Per questo motivo la Federazione raccomanda ai proprietari di case sulle salite più potenti di:

 

  • chiudersi in casa quando passa il Giro
  • se si hanno armi in casa di smontarle e nascondere i pezzi in tanti luoghi diversi. Es. otturatori della pistola nel frigo; munizione in una credenza nel tinello ecc.

 

I ciclisti stravolti se non trovano una pistola, pur di farla finita cercano di gettarsi giù dalle torri Rai-Way, quindi anche qui massima vigilanza.

 

C’è poi un altro problema: le donne anziane che vedono la propria casa ripresa in televisione durante la diretta di una tappa potrebbero andare in confusione, uscire per strada e chiedere al direttore di corsa: “Scusi, la mia casa è questa o quella che si vede in tv?”. Comportamento bene noto agli antropologi quando filmano le popolazioni dell’Amazzonia e poi fanno vedere loro il filmato: per cui tenete tutto chiuso quando passa il Giro.

 

P.s. Il ciclista può fare usare diversi trucchi per farsi aprire. E. Vede una signora alla finestra. Ciclista: “Scusi signora? E’ così gentile da darmi un bicchiere d’acqua?”. Voi. NON APRITE PER NESSUN MOTIVO

 

Amarcord –La Liguria è un saliscendi continuo, senza sosta, senza pausa, terra di Milano-Sanremo, a primavera appena iniziata, a maggio vuol dire altro, vuol dire fughe. A Sestri nel 2006 e nel 2012, andò così: lo spagnolo Joan Horrach e il danese Lars Bak partiti al mattino arrivarono al traguardo, soli. Se le loro imprese furono agevolate, in minima parte, dal poco interesse del gruppo, altra storia è quanto accaduto nel 1962. Seconda tappa, Salsomaggiore Terme – Sestri Levante, 158 chilometri. Non da est a ovest, come oggi, ma da ovest a est, il traguardo lo stesso. Oggi l’ultima ascesa è stata quella del Barbagelata, allora il Passo Cento Croci. Quello sarà il Giro di Franco Balmamion, ma quel giorno la scena se la prese un altro atleta, uno che al secondo anno da professionista arrivò secondo al Tour de France (1960), ma che negli anni a seguire non riuscì a confermare le proprie capacità. E’ il 20 maggio. Fa caldo, le strade sono strapiene di gente a bordo strada e sul Cento Croci i corridori fanno quasi fatica a passare. E’ lì che scatta Battistini, se ne va, solo, gli altri dietro, sui pedali, a pensare: troppi 50 chilometri da fare da solo. Ai 1.055 metri del valico, il toscano passa 1’40” sul gruppo, si getta in discesa, incrementa il distacco, sembra imprendibile, cade, si rialza, scivola ancora, non demorde. Il gruppo rimonta, guadagna secondi su secondi, si fa sotto. A un chilometro dall’arrivo, sembra spacciato. Venti secondi separano il primo dagli inseguitori, ma Battistini non si rialza, allunga il rapporto, riscatta e supera il traguardo con 5 secondi sul gruppo e conquista la sua prima maglia rosa.

 

[**Video_box_2**]Salite toste, discese infami. Ne sa qualcosa Gino Bartali. Quello del 1940 doveva essere il terzo Giro della sua carriera. Ginettaccio l’ha preparato al meglio, aveva vinto Milano-Sanremo e Giro di Toscana prima della corsa rosa, è il favorito. Ma alla seconda tappa, Torino-Genova, 226 chilometri, sulla discesa del Passo della Scoffera, trova un cane sulla sua strada, lo investe, cade, si incrina un femore e dice addio alle ambizioni di vittoria. Continuerà, nonostante tutto. Quello diventerà il primo Giro di Fausto Coppi, l’inizio di un’altra storia. Come Bartali nel 1940, Learco Guerra nel 1931. La Locomotiva umana stava dominando quell’edizione della corsa, ma nella nona tappa, Montecatini-Genova, 248 chilometri, nella discesa verso La Spezia, cade, si rompe un polso, oltre che la forcella della bici e deve ritirarsi. Si narra che dalla rabbia il mantovano scaglia la bici contro alcune rocce e rompe in due il telaio. Quel Giro lo vincerà il piemontese Francesco Camusso.

 

Liguria è però anche rimpianto. E un numero, il 108, quello che i corridori hanno voluto onorare non utilizzandolo più, quello di Wouter Weylandt, deceduto nel 2011 sulla discesa del Passo del Bocco, verso il traguardo della terza tappa che si concludeva a Rapallo.