Moratoria per Ciro

Alessandro Giuli
La battaglia c’è già stata ed è finita nella notte infame in cui è morto l’ultras napoletano. Deponete le armi. Ripiegate gli striscioni, serrate la bocca, chiudete i computer e posate la penna, insomma silenzio. Zitti tutti su Ciro Esposito morto ammazzato e sui suoi genitori mezzi morti di pena e dolore.

Ripiegate gli striscioni, serrate la bocca, chiudete i computer o deponete la penna, insomma silenzio. Zitti tutti su Ciro Esposito morto ammazzato e sui suoi genitori mezzi morti di pena e dolore, zitti i loro difensori solerti fino a un limite che già di suo è eccessivo, a costeggiarlo, zitte le curve e i commentatori. Compreso me che scrivo adesso, e che avevo già detto la mia, per quel che vale, ospite martedì di Jack O’Malley: la Vecchia guardia della Sud quello striscione contro la mamma di Ciro, quella porcheria, non l’avrebbe mai fatta. Viva la mamma di Ciro. E volevo chiuderla lì, io che di striscioni brutti e cattivi me ne intendo perché ero uno del mestiere e in passato ne ho confezionati ed esposti con ludica e crudele leggerezza (mai sui morti, però, e mai sui sopravvissuti ai propri morti, se non per rendere il giusto onore a prescindere da ogni colore). Ma poi ho saputo che la giustizia sportiva ha ceduto alle lusinghe della ghigliottina facile, chiudendo la Sud senza giudizio equanime, ho visto la reazione scomposta di James Pallotta che ha scaricato la rabbia sui fucking idiots, ho letto Michele Serra e, santi numi, ma come si fa a umoraleggiare così – “fucking idiots sarebbe un’eccellente ragione sociale per una nuova aggregazione di questi giovanotti” – scambiando la propria Amaca termoautonoma per una postazione adeguata a saettare contro un mondo a Serra del tutto incognito. E poi ho ascoltato le parole grossolane ma lecite, le parole dell’avvocato Angelo Pisani (famiglia Esposito) che se l’è presa con Roma intera, guadagnandosi la severa reazione di due fuoriclasse come Giancarlo Dotto (intellettuale coi fiocchi, e anche romanista, embè?) e Giampiero Mughini (intellettuale coi controfiocchi prima che juventino e osservatore emerito di cose sportive), che gli hanno dato e nemmeno alla lettera di barbaro e demagogo; dal che è nata una coda limacciosa di querele (l’avvocato contro Dotto e Mughini) e di sacrosante controrepliche dei querelati. Querelati “per porre un freno all’escalation di violenza, verbale e materiale”, dice l’avvocato e non sa quel che fa, se dice così.

 

Una moratoria, serve una moratoria sul dramma di Ciro Esposito, perché non siamo riusciti a elaborare il lutto e, anche solo parlandone a rotta di collo per difendere il nostro punto di vista, rischiamo di aggiungerci a vario grado alla lista dei mostri ed è una cosa tremenda. L’As Roma si difenda come può dalla giustizia ingiusta della Federcalcio e dalla sopraggiunta ferinizzazione d’una parte minoritaria ma egemone dei suoi curvaioli. Gli altri straccino le querele e la smettano di battagliare: la battaglia c’è già stata in quella maledettissima finale di Coppa Italia e abbiamo perso tutti nessuno escluso. Ora può esserci, anzi deve esserci, un solo obiettivo: evitare un sequel dell’orrore fra napoletani e romanisti. E la famiglia di Ciro? Glielo ridarei qui e ora, Ciro, se potessi, ma non posso e non potete. Allora zitti tutti.

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