Palazzi di genere
Nel delirio contemporaneo ci mancava il grattacielo per sole donne
L'edificio sarà costruito nel quartiere di Ealing, zona ovest di Londra: agli uomini sarà bandito l'ingresso. Sembra si sia realizzata la profezia distopica di Sophie Mackintosh
Il primo a dare la notizia è stato il Guardian, ma ora tutta la stampa inglese ne sta parlando: nel quartiere di Ealing, zona ovest di Londra, sorgerà il primo grattacielo per sole donne. 15 piani, 102 appartamenti, riservati esclusivamente a donne single con difficoltà economiche, svantaggi sociali, esperienze pregresse di discriminazioni, abusi o violenze. Per esser ancora più chiari, per chi non lo avesse capito: man will be banned, gli uomini non potranno accedere, come hanno scritto alcuni giornali nei sottotitoli. Il progetto verrà realizzato dalla società britannica di edilizia sociale Women’s Pioneer Housing fondata nel 1920 come parte del movimento delle suffragette. Le richieste di appartamenti per sole donne a prezzi accessibili, dice l’ad, sono in aumento.
L’idea alla base è aumentare il livello di sicurezza per le donne che vivono sole, che non vogliono avere incontri poco graditi per le scale quando rientrano a casa o, come qualcuna ha raccontato, essere abusate dal proprietario dell’appartamento. Gli architetti hanno lavorato al centimetro: piani cucina leggermente più bassi, sistema di aerazione in grado di tenere sempre arieggiata la casa, pensando a quei periodi della vita in cui le donne vivono sbalzi di temperatura, balconi profondi. In ogni caso, non tutti hanno gradito l’iniziativa e sono arrivate le voci dei nimby (Not in my back yard, non nel mio giardino grazie), solite alzarsi contro industrie fumanti, biogassificatori, centrali nucleari. Che problema può creare un palazzo dove vivono sole donne? Alcuni hanno semplicemente affermato che è pericoloso per le altre donne.
La nuova torre di Londra dove man will be banned sembra aver realizzato la visione distopica di Sophie Mackintosh, che nel suo ultimo romanzo, La cura dell’acqua, pubblicato in Italia lo scorso aprile da Einaudi, racconta di donne che si sono rifugiate in un’isola lontana dagli uomini, per disintossicarsi e non essere più contaminate da loro. Domanda: è questo un buon destino per noi? Quello più sicuro per tutti? La soluzione migliore davvero è separarci? Perché potrebbe essere un segno di maturità, in fondo: stiamocene da sole/i, (aspettiamo un palazzo per soli uomini ora, e magari in qualche parte del mondo già c’è ma ancora non ha un ufficio stampa), superiamo il bisogno dell’altro, diventiamo indipendenti, il romanticismo è morto da un pezzo, l’arte, la letteratura, pure l’hanno ucciso per bene, e poi da soli non si sta così male, no? Peccato però che a un certo punto qualcosa puntualmente ci tira uno sgambetto e ci ricorda che siamo mammiferi, e quando veniamo lasciati indietro, da soli, non ci sentiamo troppo bene.
Sull’Atlantic una settimana fa è apparso questo titolo: “America Is in Its Insecure-Attachment Era”, l’America vive nell’èra dell’attaccamento insicuro. Gli studiosi, si sa, hanno individuato quattro modelli di attaccamento: sicuro (mi fido, mi affido), evitante (meglio che faccio da me, non mi fido), ansioso (sempre in cerca di conferme), disorganizzato (respingente a priori). L’Atlantic scrive che negli ultimi decenni i ricercatori hanno notato il declino dell’attaccamento sicuro a fronte di una crescita degli stili evitante e pauroso: questo significa isolamento, a conferma che nell’èra della connessione permanente ci stiamo disconnettendo. Ma, per fortuna, c’è sempre la speranza di un lieto fine: niente è definitivo (aspetta, non concludere! ci dice la profonda voce della mindfulness), e come la fiducia si può perdere si può riconquistare, dice all’Atlantic il terapeuta Michael Hilgers. Intanto un pronto soccorso ci viene offerto ancora dagli schermi: il Guardian annuncia il boom delle rom-com, le commedie romantiche: stanno per arrivarne 36, tre nuove al mese, tra film e streaming tv. “I tempi sono duri e le commedie romantiche sono esattamente quello di cui abbiamo bisogno”, si legge. Perché no, magari con qualche aggiornamento rispetto al passato.