Foto di Carina Johansen, via Ansa 

Cattivi Scienziati

Il pericolo dell'influenza di Elon Musk, che su Twitter chiede di incriminare Anthony Fauci

Enrico Bucci

Che potere ha l'uomo più ricco del mondo? Possono lui e il suo mito esercitare il loro fascino in negativo? Il miliardario può diventare un danno per la democrazia americana

Dunque ci siamo. Elon Musk, in piena coerenza con certe sue posizioni del passato, ora che è il proprietario di Twitter lo usa direttamente per attacchi ad hominem contro i nemici suoi o della parte che intende appoggiare nello scontro politico che gli interessa.

 

Il miliardario, senza tanti giri di parole e usando alla perfezione il ridottissimo linguaggio per immagini e allusioni tipici di Twitter, ha chiesto l’incriminazione di Anthony Fauci, che avrebbe criminalmente condizionato l’amministrazione americana nell’adozione delle misure di contrasto alla pandemia che Musk disapprova. Musk, naturalmente, non è un virologo, ma nemmeno uno che abbia la benchè minima competenza riguardo ciò che è utile fare di fronte a un patogeno come sars-cov-2: egli, come un qualunque passante social, è rimasto irretito dalle semplici e accattivanti bufale cospirazioniste, oppure – e sarebbe peggio – ne ha colto il significato aggregativo per costituire una sua base di consenso/clientela, utile sia per eventuali avventure politiche che per attirare una certa utenza a navigare utilizzando il suo ultimo acquisto.

 

Qui non importa se egli faccia la figura del pallone gonfiato dai soldi, oppure se in realtà non si tratti che di una fredda strategia di mercato e di consenso: qui è importante come si stia manifestando in maniera trasparente il potere di un uomo che ha attualmente il maggior patrimonio netto del mondo, pari a circa 250 miliardi di dollari – quanto il pil del Portogallo nel 2021. Quest’uomo, con i suoi pregi e i suoi difetti, è in grado di comunicare istantaneamente il suo pensiero a miliardi di altri esseri umani; ma, e qui sta il problema, è anche in grado di controllare come quei miliardi di esseri umani possono esprimersi su una delle maggiori piattaforme social, una di quelle che, è dimostrato, ha avuto maggiore capacità condizionante durante eventi politici importanti come elezioni o rivolte dell’ultimo decennio.

 

Allo stesso tempo, quest’uomo incarna il mito più accattivante della forza del libero mercato, visto che la sua storia è quella di un ragazzo sudafricano con sindrome di Asperger che, attraverso una intelligente e oculata selezione di tecnologie futuristiche, è riuscito a costruire un impero che ha promosso successivamente i pagamenti elettronici (PayPal), le auto elettriche (Tesla), e poi i viaggi nello spazio, le costellazioni di satelliti StarLink di cui oggi vediamo tutta la potenza applicativa nella guerra in Ucraina, la ricerca nel settore degli impianti cerebrali e ancora altri sogni tecnologici avanzati. Dunque, non siamo di fronte a un’abnorme deviazione: siamo di fronte invece al migliore prodotto di quel mercato teso a innovare, accumulando ricchezze sempre più grandi, che dimostra tutte le sue potenzialità accentrando nelle mani di un essere umano lungimirante un tesoro senza eguali, e con esso un potere smisurato di condizionamento della vita degli altri.

 

Musk è la favola dello startupper seriale diventata realtà, una favola raccontata da decenni persino nelle università e additata come modello cui tendere a miliardi di ventenni che si affacciano al mercato del lavoro. Se oggi inquietano le sue esternazioni e la sua manipolazione comunicativa, che per esempio si estrinseca nello svelare selettivamente notizie che possono danneggiare una precisa parte politica in una competizione elettorale o nell’attaccare uno scienziato senza che ovviamente questo avvenga né nei modi né nelle sedi proprie, dovremmo ricordarci forse di quanto ci hanno esaltato i suoi annunci sulle auto pulite, sulla conquista dello spazio o su altri traguardi che egli ha additato alle sue imprese e al mondo.

 

Molto probabilmente Musk, come tanti prima di lui, finirà per rovinare a causa della sua eccessiva ambizione; ma non è detto che questo avvenga prima di arrecare consistenti danni alla democrazia negli Stati Uniti o, più in generale, allo spazio informativo mondiale, come a quello economico. Per intanto, a malincuore ho preso una piccola, ininfluente decisione: entro una settimana, chiuderò il mio account Twitter, perché le intenzioni manipolatorie del suo nuovo proprietario e il suo disgustoso modo di agire mi sembrano chiari. Giusto il tempo di consentire a chi vuole seguirmi di raggiungermi altrove; il futuro, ormai, è nelle bolle controllate costruibili altrove, e pazienza per l’universalità della comunicazione.

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