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Saverio ma giusto

Gli analisti credono che gli indecisi siano tanti, ma forse sono troppi quelli che hanno già scelto

Saverio Raimondo

Chi non sa cosa votare a settembre rappresenta il 40 per cento degli elettori, e i partiti fanno di tutto per ingrossare questo numero. Visto che andrà male comunque, tanto vale non andare proprio a votare. Chi ci sta?

Aproposito delle elezioni del 25 settembre: gli elettori che ancora non hanno scelto per chi votare, i famosi indecisi che ai leader politici fanno gola o paura a seconda del vantaggio o svantaggio nei sondaggi, vengono stimati fra il 20 per cento e il 40 per cento. Secondo gli analisti sono tante persone. A me invece sembrano troppo poche. Al contrario, sono assai più impressionato da quanti hanno già deciso per chi votare, quelli che intendono sin da subito affluire alle urne: più del 60 per cento. Sono tantissimi: cosa li spinge ad andare a votare ancora una volta? Ma soprattutto, per chi? Non so se voglio saperlo veramente, credo sia più una domanda retorica. In base a cosa daranno il loro voto a Tizia Meloni, a Caio Letta, a Sempronio Conte o a Coso-lì-dai-come-si-chiama Calenda? Voglio dire, ad attirare gli elettori alle urne non sono certo i partiti: a preoccuparci sono – o dovrebbero essere… – l’inflazione e il caro bollette, e questi invece parlano di “devianze” (cit.). Da quando gli “hikikomori” (ari-cit., anzi stavolta sic.) sono un tema elettoralmente sensibile in Italia, capace di spostare voti?

A questo punto mi chiedo: e se avessero ragione gli indecisi? In effetti, non c’è alcuna ragione per decidersi, per non sentirsi smarriti, disorientati, quantomeno perplessi. Ho sempre ammirato gli indecisi, capaci di resistere al clima d’isteria collettiva da elezioni, forti contro la propaganda, resistenti al costante sollecito all’indignazione. Più siamo in “emergenza democratica”, più le elezioni sono “una scelta di campo”, più l’indeciso sembra vederci lungo; forse sa o ha capito qualcosa che non sappiamo o non capiamo. Il paese riparta dagli indecisi! La politica stessa va in questa direzione: zitti zitti, nonostante il giogo del nostro consenso, i partiti sembra stiano cercando di ingrossare le fila di chi il 25 settembre non si presenterà alle urne: candidati impresentabili (persino il tanto intransigente Terzo polo ha candidato gente presa a casaccio per scoraggiare il suo elettorato snob), promesse elettorali o infattibili o di norme che già esistono, Rita dalla Chiesa. Per non parlare dello squallore di una campagna elettorale che entra nel vivo solo con la condivisione sui social del video di uno stupro. Cari elettori, sono uno di voi: sono vent’anni che esercito questo disgraziato e mal riposto diritto di voto.

Ammettiamolo: abbiamo sempre fatto un macello; e non vedo perché stavolta dovremmo fare meglio. Siamo sinceri con noi stessi, nessuno qui ha imparato dai propri errori; siamo solo in grado di ripeterli. Vi invito a fare uno scatto d’orgoglio, un sussulto di dignità: e se stavolta non ci presentassimo? Tutti però: basta che uno, anche solo uno fra noi vada a votare, che è tutto inutile e tana libera tutti. Se invece per una volta, per questa volta, provassimo a sottrarci a questo gioco al massacro del suffragio universale, e non ci presentassimo alle urne? Nessuno. Zero votanti. Z-e-r-o. Oh, le abbiamo provate tutte meno che questa! Che potrà mai succedere di tanto grave? Peggio di come è andata le altre volte – e di come andrebbe anche stavolta, se votassimo – non può andare. Tanto c’è Mattarella, vedrà lui come sbrogliare la cosa e trovare una soluzione. E poi sarebbe un bel segnale di discontinuità e unità nazionale. Cari indecisi, non vi decidete; piuttosto, convincete noi con la vostra indecisione a indeciderci a nostra volta. Liberateci da ogni nostra convinzione errata, da ogni nostro pregiudizio spacciato per ideale o senso civico. E buona indecisione a tutti!