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Saverio ma giusto

Altro che trivelle. I maglioni elettrostatici e la tachicardia sono le rinnovabili perfette

Saverio Raimondo

Ormai se chiedi al ristorante di farti caricare il cellulare, ti mettono l'energia ciucciata nel conto. Spunti per superare la crisi: ci vestiamo con così tanto acrilico misto rame che ci basta spogliarci per produrre elettricità. Bisogna solo convogliarla

La crisi energetica nella quale ci troviamo ci sta facendo piombare tutti in un nuovo secolo buio, ma stavolta nel senso letterale del termine; dunque occhio agli spigoli quando vi alzate la notte per andare a fare pipì. I costi dell’energia elettrica sono diventati insostenibili: quest’anno a San Valentino c’è stato un boom delle cene a lume di candela, ma non per romanticismo. Visti i rincari delle bollette, presto soltanto i ricchi si potranno permettere di stare alla canna del gas. La situazione è tale che già adesso ciascuno di noi deve scegliere se uscire la sera a cena o restare a casa a ricaricare il cellulare – andare al ristorante e chiedere al cameriere se ti può mettere il cellulare in carica non è più una soluzione: l’energia ciucciata via al ristoratore ora te la mettono sul conto, ed è più costosa dell’aragosta. E’ evidente che vada cambiato il modo con il quale otteniamo energia; ma le rinnovabili non sembrano in grado di sostenere i nostri fabbisogni né noi il loro costo; e per un nucleare sicuro e pulito ci vorranno almeno altri cinquant’anni durante i quali sarà un po’ difficile chiedere a tutti di non accendere mai la luce e di rinunciare all’acqua calda.

Credo sia un dovere di ciascuno di noi nei confronti della collettività quello di ingegnarsi per farsi venire in mente qualche idea brillante che salvi il nostro stile di vita a costi ragionevoli e minore impatto ambientale. Leggevo su questo giornale che bisognerebbe trivellare di più, ma non sono convinto, mi sembra una soluzione po’ troppo rumorosa. Ci provo io, avanzando qui un paio d’ipotesi. La prima è quella di sfruttare l’energia elettrostatica che producono i nostri capi sintetici. Abbiamo addosso tanto di quell’acrilico misto rame che ci basta spogliarci per produrre energia elettrica. E’ un vero peccato che tutta quell’energia oggi sia inutilizzata, dispersa in tante inutili scosse domestiche che mandano in sovraccarico la nostra cabina armadio, quando invece potremmo incanalarla e illuminarci intere città. E per ottenere l’alta tensione basterebbe un plaid sulle gambe.

Se questa soluzione non dovesse convincere, o dovesse presentare costi o ostacoli imprevisti, propongo di sfruttare tutta l’ansia che questa crisi energetica, e la crisi internazionale, e le incertezze pandemiche, generano in noi. Il procedimento è semplice: si tratta di trasformare la maggiore frequenza cardiaca provocata dall’ansia, e quindi l’aumento della pressione sanguigna, in energia elettrica. Oggi, grazie ai progressi della chirurgia, è possibile inserire per via endoscopica una piccola dinamo e un alternatore all’altezza del cuore; a quel punto la tachicardia ansiosa pomperà sangue così tanto da far girare la turbina in maniera costante e mettere in funzione l’alternatore, che trasformerà l’energia meccanica prodotta dall’ansia in energia elettrica.

Non solo: grazie ai frequenti sudori freddi, collegando altre due turbine sulla fronte di un ansioso in corrispondenza delle tempie, ci sarà sufficiente vapore da mettere in rotazione due alternatori supplementari. Inoltre, come sappiamo, il cervello umano produce scariche elettriche: in condizioni normali il voltaggio è molto basso, ma l’amigdala se iper-sensibilizzata dall’ansia può invece garantire sufficiente bioenergia da consentire di tenere tutto acceso senza rischi di sovraccarico. Se temete che questo sistema possa non funzionare, non farete altro che farlo funzionare ancora meglio. E anche questo problema è risolto. Avanti il prossimo!

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