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Saverio ma giusto

A Kabul proibiscono il vaccino: esportiamo i No vax

Saverio Raimondo

Anzi, scambiamoli: noi ci prendiamo i profughi afghani e li integriamo nei posti lasciati liberi da chi si sente oppresso dalla dittatura sanitaria. E chissà, magari i "paladini della libertà" riusciranno a logorare persino i talebani

Della serie non tutti i mali vengono per nuocere: la notizia che i talebani in alcune regioni dell’Afghanistan hanno già vietato il vaccino anti-Covid con l’intenzione di estendere il divieto a tutto il paese (buffo che sia possibile vietare una cosa di cui ancora non sia stato possibile imporre l’obbligo, ma vabbè) paradossalmente accende una luce in fondo al tunnel, anzi in fondo a ben due tunnel contemporaneamente, quello della crisi afghana e quello della piaga no vax occidentale. Le due questioni, che negli ultimi giorni hanno visto l’Italia dividersi sui social fra chi ha preferito continuare a esprimersi in quota virologo e chi invece ha optato per qualcosa di più esotico come l’esperto di politica estera e missioni militari, potrebbero incredibilmente risolversi insieme, in un’unica soluzione.

Da una parte abbiamo migliaia di aspiranti profughi afghani – uomini, donne, bambini – che desiderano salvarsi dal regime talebano, e che è nostro dovere portare in salvo e dare loro la possibilità di vivere quelle vite occidentali che gli abbiamo promesso per poi solo fargliele annusare; dall’altra abbiamo altri uomini e altre donne che rifiutano la scienza, la razionalità, il buon senso, le basi del vivere in società, cioè il modello occidentale. La vedo solo io la soluzione? A me pare servita su un piatto d’argento! Per quelli che ancora non ci arrivano: facciamo un ponte aereo Roma-Kabul a doppia corsia, e mentre atterrano a Fiumicino i profughi afghani, mandiamo i No vax in Afghanistan, dove potranno serenamente girare senza green pass. Win-win, proprio. Tu chiamale se vuoi convergenze parallele.

La soluzione infatti è doppia: da una parte risolviamo l’annoso problema di chi non si vaccina (facendo circolare il virus e mettendo a repentaglio la vita di tutti o anche solo la qualità delle nostre vite) concedendo loro di vivere senza diritti e doveri di salute pubblica (insomma dalla “dittatura sanitaria” alla dittatura punto); dall’altra risolviamo una crisi umanitaria senza precedenti, per giunta mettendo contestualmente a zittire chi bercia “eh ma dove li mettiamo adesso tutti questi profughi!” – semplice: gli diamo le case e i posti di lavoro lasciati liberi dai No vax, et voilà! (E stiamo parlando di cattedre nelle scuole, camici in corsia, scrivanie nelle aziende, macchinari nelle fabbriche, insomma piena integrazione).

Non sottovaluterei nemmeno il ruolo benefico che potrebbero avere i vari “paladini della libertà” nostrani nel dare indirettamente rinforzo alla resistenza afghana contro i talebani: cosa diranno infatti i vari No mask quando si troveranno di fronte all’obbligo di burqa per lei e di barba per lui? Giusto Massimo Cacciari non avrebbe problemi, gli altri comincerebbero a rompere i coglioni in maniera ossessiva e martellante esattamente come hanno fatto qui per mesi (con la differenza che stavolta avrebbero anche la ragione dalla loro parte), logorando il regime talebano più di quanto abbia fatto il Pentagono in vent’anni. Spero che il G7, o quantomeno la Farnesina, pianifichi e organizzi al più presto questo scambio: forse non possiamo esportare la democrazia, ma Enrico Montesano sì.

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