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spazio okkupato

Un libro di Lercio e Civati sul confine sempre più labile tra realtà e menzogna

Giacomo Papi

"Mock'n'troll" è il nuovo libro del collettivo che inventa notizie. Anzi, "fa battute sotto forma di notizie". Un'allegra riflessione sulla linea che separa il vero dal falso e la cronaca dalle bufale. Che non sempre i veri giornali hanno saputo riconoscere

"Esce il nuovo libro di Lercio. Il governo unanime: ‘Richiudere immediatamente le librerie’”. Oppure: “Lercio shock: ‘Facciamo un libro con Civati, ma votiamo Italia viva’”. Il libro è uscito davvero e si intitola: “Mock’n’troll”. L’editore è davvero People, cioè Pippo Civati. L’idea che un collettivo comico – quelli di “Lercio. Lo sporco che fa notizia” sono 22 – che ha 822.959 follower su Twitter, 718 mila su Instagram e 1.515.705 like su Facebook scriva e pubblichi un libro di carta, e per di più con Civati, fa capire quanto su Internet si faccia la fame. L’aspetto più clamoroso, però, è che il libro sia bello, anzi intelligente, anzi il più illuminante sul tema vero-falso dai tempi di “Finzioni” di Jorge Luis Borges. Coerentemente per un “sito di battute sotto forma di notizie” (come dicono loro), il libro comincia con una storia del mock-journalism, di coloro che nella storia per scherzo hanno diffuso notizie false e degli effetti serissimi che hanno innescato. Molti erano tra le migliori menti delle loro generazioni. 

 

Per fare dispetto al fratello maggiore, Benjamin Franklin da ragazzo mandò lettere false al New-England Courant di Boston, e da vecchio, primo ambasciatore degli Stati Uniti in Francia, si divertì a stampare un’edizione falsa di un supplemento del Boston Independent Chronicle con una storia di scalpi e di indiani. Come è noto Jonathan Swift propose di mangiare bambini poveri per combattere la carestia in Irlanda, ricevendo proteste scandalizzate, ma anche attestazioni di stima. Samuel Clemens (più tardi noto come Mark Twain) si inventò il clamoroso ritrovamento di un uomo pietrificato che, nonostante le dita a pernacchia, fu ripreso da Lancet. Nel 1835 sul Sun di New York andò in scena “The Great Moon Hoax” che narrava in sei articoli l’avvistamento sulla luna, grazie a un telescopio gigante, di fiori rosso scuro, bisonti, un unicorno azzurro, creature sferiche, castori bipedi che usano il fuoco e uomini pipistrello. Edgar Allan Poe si infuriò e li denunciò per plagio, perché mesi prima aveva pubblicato il racconto di un viaggio lunare. Si sarebbe rifatto anni dopo, raccontando come autentica la prima trasvolata dell’Atlantico in mongolfiera. Il 30 ottobre 1938 alla radio il giovane Orson Welles fece la cronaca dello sbarco degli alieni sulla Terra, ma la bufala è che fosse una bufala: lo disse chiaramente che era finzione, non vollero credergli (e comunque pare che gli alieni stiano arrivando davvero).

 

In “Mock’n’troll” sfilano, inoltre, gli indimenticati predecessori italiani di Lercio a partire dal Male di Vincenzo Sparagna e Vincino: “Arrestato Ugo Tognazzi. E’ il capo delle Br” su Paese Sera, “Lo stato si è estinto” a nove colonne su Repubblica. E Cuore di Michele Serra che fece titoli geniali tenendo più chiara la distinzione tra vero e falso: “Un grande partito! Occhetto: ‘Siamo d’accordo su tutto, basta che non si parli di politica’”, “Scatta l’ora legale: panico tra i socialisti”. Leggendo “Mock’n’troll” è chiaro come ogni epoca, parallelamente alla cronaca, abbia sentito il bisogno di inventare un racconto parallelo satirico, per ridere del proprio presente e disinnescarne l’orrore, per mostrare ai propri contemporanei le brutture e le assurdità del proprio tempo salvo poi rendersi conto che a molti contemporanei quelle assurdità non solo apparivano possibili, ma anche auspicabili. 

 

E infatti la parte più esilarante e illuminante del libro, quella che racconta chi siamo e che ti fa ridere guardandoti le spalle, è quella in cui Lercio racconta la propria irresistibile ascesa e il ruolo decisivo dei giornali veri, che almeno sulla carta avrebbero avuto il compito di distinguere il vero dal falso. Tutto cominciò il 23 gennaio 2013 quando Repubblica XL riprese la notizia “Errore nel sistema operativo, Radio Maria passa i Megadeth” (a fare debunking, chiamando il direttore di Radio Maria, fu un giornalista di Ticinonline). Nell’ottobre dello stesso anno, provarono ad alzare il tiro: “Bollo sulle carrozzine per i disabili: c’è l’ok del governo Letta”. Ma anche in quel caso furono creduti. Ci riprovarono per combattere le bufale sull’allora ministro Cecile Kyenge: “Kyenge shock: ‘Prendiamo i cani e i gatti degli italiani per sfamare gli immigrati’”. Ma non ci fu niente da fare. Orde di lettori si infuriarono. E lo stesso accadde con “Acquista tris di fantasmini da un vucumprà e contrae l’ebola”, e poi nel 2015 con la notizia “Cracco shock: ‘Il segreto del mio agnello? Lo condisco da vivo’”. Più spingevano sull’assurdo, più venivano creduti. 

 

“Mock’n’troll” è un libro di domande, non di risposte. Quelli di Lercio sembrano pensare che in ogni società la linea di confine tra vero e falso, tra cronaca e satira, è oggetto di una contrattazione diffusa e ingovernabile, ma a cui non ci si può sottrarre. L’erosione della distinzione tra vero e falso è moltiplicata dal moltiplicarsi dei messaggi e dalla velocità con cui si diffondono e non ha più confini. Accade così che una delle loro ultime storie – “Moda inverno, boom tra i giovani delle sciarpe per caviglie” – sia stata recentemente ripresa da una giornalista inglese che, senza cogliere l’ironia, l’ha attribuita alla proverbiale eleganza italiana: “Ankle Scarves are the new cold weather accesory we didn’t see coming”.

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