Inginocchiati come Yankee, oh yeah
L'estate guerrigliera delle pantere importate dall'America
Il colossale ritardo culturale che c’è in Italia si vede anche dal livello con cui affrontiamo certi dibattiti internazionali. Dal #MeToo a #BlackLivesMatter, basterebbe tornare alla buona educazione
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Abbasso i disimpegnati
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A Hollywood spunta il vademecum per un cinema "inclusivo"
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Dalla piazza al voto
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Statue e architettura. Fuksas ci dice che a Roma rimuoverebbe solo il sindaco
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Il liberalismo non è progressismo
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La resistenza di Olympia
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Abolire la polizia per correggere la storia
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Gesù Cristo, “simbolo della supremazia bianca”
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Il relativismo totalitario
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Anche le statue muoiono
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Le ridicole accuse di razzismo e omofobia alla moda italiana
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Hamilton da record
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Sicuri che Cristoforo Colombo avrebbe approvato lo stile di vita americano?
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Dopo le proteste arrivano le milizie
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La traccia del male
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La pornografia della rettitudine
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Cancellate quel “razzista” di John Wayne!
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Il biografo di John Lewis ci racconta la potenza (eterna) del “good trouble”
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Nel Lazio test sierologici per gli arrivi dai paesi dell'est. Ma solo in autobus
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La guerra ai monumenti non salva né il mondo né la storia
Eravamo appena usciti dal Covid, per una volta primi in una manifestazione globale anche di una certa caratura, e si parlava addirittura di un “modello Italia” (l’avanguardia dei balconi!), ma eccoci tornati al punto di partenza. Col #blacklivesmatter siamo di nuovo a “Un americano a Roma”: gli slogan in inglese ma senza saperlo, la militanza afro, gli inginocchiamenti in tv e per le strade, il ripescaggio di Montanelli per sedere anche noi al tavolo delle statue, e la consueta passione per le cause rivoluzionarie lontane – retaggio salgariano e operistico, più che “antimperialista” (“la tisi viene applaudita solo se ha luogo a Parigi, come insegnano La Traviata e La Bohème”, A. Arbasino). E’ il nostro funambolico allineamento a proteste, scontri, rivendicazioni etniche e guerre culturali intorno al “politicamente corretto”, con una lingua in cui “negra” indicava una cultura e “nera” una faccetta. Dunque, all’inseguimento, ancora una volta, in affanno. In attesa dell’autunno caldo, sarà un’estate rovente, signora mia.
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