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La ricerca del senso della quarantena

Giovanni Maddalena

Chi resiste, chi fa il duro e poi i furbi, gli ironici, i seriosi. Abbiamo bisogno dei rapporti con gli altri e con la realtà per essere noi stessi e le nostre reazione a ciò che sta accadendo mostrano il tentativo di trovare un compimento alternativo

Alcune curiose reazioni alla quarantena nazionale circolano tra i gruppi WhatsApp, le infinite piattaforme, gli insonni social, le liti familiari. Ci sono quelli che la mettono sul romantico nazional-popolare: bandiera e canti, orgogliosi di essere italiani. Resistere come sul Piave, tra lacrimoni e applausi. Lo sapevamo: siamo ancora una nazione, e migliore di quei fighetti di francesi e quei confusionari di spagnoli.

Del “resistere, resistere” esiste anche la versione faceta. Resisteremo con la nostra infinita ironia: meme e battute, frizzi e lazzi. Un hashtag #nonunbicchieredimeno è forse il più rappresentativo insieme a una vecchia gag di Sordi che dice di aver resistito alla guerra in una cantina con solo vino e di esserne uscito fuori solo alla fine. Alla fine della guerra? No, del vino. Chessaramai la quarantena? Non dobbiamo andare sui monti a sparare ma sul divano a dormire.

 

Ma ci sono anche i seriosi, con ragionamenti contorti: forse è un bene che sia arrivato il coronavirus così apprezziamo di più ciò che avevamo, sarà un’occasione per riscoprire noi stessi, com’è grande la gioia delle piccole cose quotidiane che posso fare in quarantena, siamo più soli quando siamo in compagnia. Sembra incredibile, eppure ce n’è una schiera: il coronavirus come mortificazione della cattiveria nostra o dei tempi, come fustigazione del nostro consumismo, del nostro vivere sempre distratti, sempre connessi. Esiste anche la versione politica: così impariamo a essere in Europa o a non esservi abbastanza, a volere l’euro o a non volere l’Euro, a volere male agli stranieri o a voler loro troppo bene. Ovviamente lo stesso argomento si declina sempre in due modi opposti.

 

Poi ci sono i duri: la quarantena non è mai abbastanza, andrebbe imposta con più forza, peccato non essere in una dittatura dove si potrebbe sparare a chi sgarra. Costoro esultano a ogni criminale colto a fare una corsetta clandestina, a ogni reprimenda di quei fidanzati stragisti che continuano a baciarsi. Basta con il fare i furbi: ordine, disciplina e punizioni.

E ovviamente i furbi ci sono: quelli della fuga dalla polizia e del pic-nic a tutti i costi, trasgredire sempre e comunque, qualunque sia la legge. Anche di questa reazione esiste la versione virologica: sono tutte balle, è una costruzione mediatica (i carri dei militari con le bare sono menzogne), è un trucco costruito da Soros, dalla massoneria, dagli americani, dai cinesi, dai francesi, dalla Bce, dalla Troika e chi più ne ha più ne metta, a seconda del colore politico.

 

L’equilibrio non è precisamente una virtù nazionale e la convivenza stretta richiesta dalla situazione aumenta a dismisura le differenze. La verità me la dice un’amica abituata a dire le cose diritte: la quarantena nazionale è difficile per tutti perché l’umano è nei rapporti, vive nei rapporti. È vero: l’umanità vive di libertà ma essere liberi significa proprio poter abbracciare, intraprendere, volere; tutte azioni che implicano un altro termine. Che sia l’amico, l’amante, i genitori, gli allievi, l’impresa, lo sport, la politica, l’arte, la storia, gli esseri umani sono liberi quando possono entrare in relazione con ciò che, a torto o a ragione, reputano un bene. Non è affatto semplice rinunciarci, sebbene limitatamente. La libertà che gli altri esseri conoscono molto meno di noi sta nel poter far proprio, nel dire “mio”, a ciò che la realtà propone. Siamo esseri sociali, abbiamo bisogno dei rapporti con gli altri e con la realtà per essere noi stessi. La quarantena significa una limitazione radicale di questa possibilità. Certo, non ci sparano pallottole, ma non è semplice e ogni reazione cerca in fondo forme di compimento alternativo. Per questo sono tutte umane – anche se non ugualmente innocue – e tutte alla ricerca di un significato e di una risposta a ciò che sta avvenendo.

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