Nell'epoca del virus siamo diventati tutti Bouvard e Pécuchet
Tutti arzigogolatori di laboratorio, tutti invischiati in una lingua sconosciuta. Si leggono banalità e coglionate. Se ne dicono tante, anche sul domani che ci vedrà migliori (sì, ma come?) e prevale una certa stanchezza nel contrastarle
I resti dello spirito polemico e conflittuale giacciono esausti. Si leggono e si ascoltano banalità, coglionate, opinioni che vengono da sottoculture in genere insopportabili, castigabili, e nella nuova situazione prevale una certa stanchezza nel contrastarle. Non si ha poi tanta voglia. Il glissando, lo slittamento musicale da una nota a un’altra in un continuo di intermediari, si insinua nel discorso pubblico. Vedi certi ribellismi ingenui e autolesionisti e non hai voglia di scacciarli con fastidio, come con le mosche, piuttosto ti metti a cercare vanamente le ragioni. Aut aut sembra un modo astratto di cercare e imporre la tua visione, se non la tua etica. Con lo stravolgimento biologico e il grande disordine virale l’era del conformismo mediatico verso l’Apocalissi ideologica è finita, lo noti a occhio nudo che ora l’apprensione si sposta su cose vere e ravvicinate, ti prendi la tua soddisfazione, ma poi glissi. Puntate, schermaglie minori, osservazioni, ma non è il tempo di una battaglia per schiacciare la stupidità media, senti anzi il dovere di farne parte, di condividere, come si dice, lo sfondo perverso di tante fesserie. Flaubert vince e perde la sua battaglia di una vita: siamo tutti Bouvard e Pécuchet, tutti arzigogolatori di laboratorio, tutti invischiati nella lingua per noi palloccolosa e ignota dell’infettivologia, tutti nell’enciclopedia delle idee ricevute, eppure nella medietà scolastica della “minaccia influenzale” – che cosa grande e terribile, e che minore sconcezza di morbilità – ci accucciamo nella Bêtise, un malessere che si spalma ormai su tre secoli a partire dall’Ottocento. Sovranismo, parola grottesca e segnacolo in vessillo di tante disumanità minori, diventa un fantasma asmatico, tutti vedono l’interdipendenza, tutti toccano i limiti delle frontiere, tutti sentono il rovesciamento paradossale di valori che si davano supinamente per accettati: il Messico minaccia di chiudere la frontiera con gli Stati Uniti, non vuole migrazioni pericolose, ecco.
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- Giuliano Ferrara Fondatore
"Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.