Ci sono adolescenti, ragazzi, uomini, che vivono nelle loro stanze, davanti a un pc, escono raramente e rimuginano di continuo su questa loro esclusione, reale o percepita (foto: servizio tv di Hbo)

I brutti che sbroccano

Valeria Montebello

Insicuri, feticisti, misogini. E in America sono arrivati a uccidere. Ritratto degli incel, i “celibi involontari”

Lo schermo s’illumina. Foto di camicie, pantaloni, felpe stese sul letto. Tutto firmato. Ci tiene a farmi sapere che costano tanto. “Metti quella bianca, la camicia”. Si tranquillizza per una decina di minuti. “Per andare al ristorante poi? Mi guarderanno tutti. Cosa mi metto?!?”. “La maglia blu, insieme ai jeans”. Di nuovo tranquillo. Quello che non sa cosa indossare non è un fashion blogger alle prime armi ma un incel, quella che gli dice cosa mettersi sono io. Gli incel, abbreviazione di involuntary celibate, sono i celibi per volontà altrui: delle donne, che non li vogliono perché sono brutti. E’ un fenomeno in crescita che va di pari passo con la crisi del maschio tradizionale – quello brutto, puzzolente, cavernicolo. Prima se eri brutto era un plus, un attestato di virilità, adesso è diventato uno stigma. Gli incel sono made in Usa. Lì hanno anche firmato varie stragi. La prima a opera di Elliott Rodger, che 22enne, nel 2014, uccise sei persone e ne ferì quattordici vicino al campus universitario che frequentava, a Santa Barbara, per poi spararsi, vergine, nella sua Bmw nera. Rodger ha anche lasciato ai posteri un memoir di 200 pagine che lo ha consacrato maestro supremo dei misteri incel. Dopo di lui: Chris Harper-Mercer (nove morti e otto feriti in un college, Oregon); Alek Minassian (dieci morti e tredici feriti, Toronto); Scott Beierle (due morti e quattro feriti in uno studio di yoga, Florida).

     


Un fenomeno in crescita che va di pari passo con la crisi del maschio tradizionale. Prima se eri brutto era un plus, adesso è uno stigma


     

Gli incel non sono solo negli Stati Uniti, sono ovunque, anche in Italia. Quelli nostrani, però, chattano e basta. Temi principali: 1. la loro bruttezza – guida al bel faccino, tutorial su come allenare i glutei o eliminare i punti neri (non è Donna Moderna, sono alcuni dei thread più cliccati sui loro forum). 2. le donne – quante donne inizierebbero una relazione o semplicemente andrebbero a letto con un uomo brutto, senza soldi e non di successo? Nessuna. Questo è il significato della scala Lms. Look, Money, Success. Se non hai nessuna delle tre variabili sei fuori dal radar femminile. La bruttezza è quella che fa stare peggio perché è vissuta come un’ingiustizia originaria, biologica. Se sei nato brutto sei condannato a una vita faticosa e triste, fatta di rifiuti. E’ una questione evolutiva, di darwinismo sociale: se una donna vede un uomo bello le sue antenne diranno “prole bella e forte”, se vede un brutto “prole brutta e debole”. E’ facile scambiare questo assunto per pigro vittimismo ma ci troviamo nel regno della necessità, della predestinazione: la colpa è inesistente ma, proprio per questo, gigantesca, senza volto o nome. In questo senso darsi i voti, il determinarsi in una scala di bruttezza da 1 a 10 è il punto di partenza per capire quanto nero sarà il tuo destino. Chat private piene di braccia, nasi, zigomi messi all’asta. Si votano fra loro, voti bassi, la solidarietà è nell’essere brutti, nel non avere una donna. Se uno diventa più carino o si fidanza esce dal gruppo o viene trattato male e invidiato. Se uno parla con me esce dal gruppo, sta col nemico, diventa un “beta-orbitante”, uno zerbino. Perché già sei brutto ma così, stando dietro a una belloccia che non ti calcolerà mai, perdi anche la dignità. Quando mi scrivevano “Sei una nazi-vegana femminista che fa domande da mental-coach” ero ammirata, cinismo alla Louis CK. Ma bastano due risposte gentili per passare da “Troia devi morire” a “Sei la mia dea / hai risposto con gentilezza ai miei insulti / non ci credo / sei la mia ONE ITIS (donna ideale, una specie di amore impossibile)”. Allora si deve capire meglio. E’ una cosa appiccicosa che si stacca solo se ci entri dentro, a contatto, si stacca dalle mani per diventare mani, occhi, orecchie. Perché non sono solo vestiti da scegliere, sono barba, pelle, bicipiti, polsi, lingua, pezzi di corpo, spesso il corpo intero spezzettato che vuoi cambiare a tutti i costi. E allora lo ispezioni, fai foto sempre più zoomate, sgranate, e la grana della pelle cambia, diventa altro, di un altro. La mia memoria dell’iPhone è stata intasata da pelle, grana, pupille tristi, cangianti. Da esaminare. A cui dare voti. Da riesaminare dopo un mese. Due. La chirurgia estetica sembra essere l’unico rimedio alla condizione disperata in cui si è nati, il chirurgo è una specie di demiurgo che elimina dalla faccia del brutto il marchio e gli dona la grazia. Secondo un incel le sole caratteristiche che influiscono sull’attrazione sono relative all’aspetto, a parametri tecnici da soddisfare come l’angolo della mascella, la struttura ossea facciale, l’inclinazione cantale. A meno che, ovviamente, tu non sia Woody Allen o Donald Trump. Brutti. Ma ricchi e famosi.

     


Molti di loro sono vergini o non hanno mai baciato una ragazza. Sui social si danno consigli più o meno folli per approcciare una donna


 

Ci sono sottogruppi incel per i quali il problema non è nemmeno più la bruttezza in generale ma diventa una parte del corpo specifica. La mandibola: i “Mike Mewers” si praticano (anche da soli) pseudo-interventi chirurgici con trapani che inchiodano i denti a dei ferri o (più soft) spingono la lingua contro il palato per mesi con la speranza di accentuare la linea della mascella. Un’insicurezza che diventa feticismo, linguaggio per iniziati, pamphlet contro il modello estetico dominante. Per coerenza dovrebbero essere fieri del loro aspetto fuori dalla norma attuale, essere maschi antichi. No chirurgo no ceretta no palestra. Ribellarsi a questo periodo storico, non asservirsi alla presunta domanda femminile. Invece da una parte si scagliano contro la massificazione dell’immagine, dall’altra vogliono a tutti i costi diventare massa, rientrare in quei canoni. Sono contraddittori, ma è proprio questo che li rende forti. Anche sulla violenza: noi siamo gentili ma le donne ci schifano, alle donne piacciono gli uomini forti, violenti. Allora diventiamo violenti. Sillogismi a caso. “Sesso e intimità possono salvare delle vite ma le donne se ne infischiano, continuando a comportarsi da serial killer” / “E’ il fascismo della fica”, scrive uno di loro. “Gli uomini non dovrebbero avere il diritto al sesso, le donne non dovrebbero essere incolpate per gli uomini che non fanno sesso, nessuno deve il sesso a nessuno. Ma spesso le cose sono ingiuste”, scrive uno più ragionevole. Ma siamo sicuri che la scelta sessuale segua una logica precisa? Solo una? Risposta: “Non fa niente, tanto grazie al progresso tech (uteri in affitto, bot e varie) le donne diventeranno esseri obsoleti”.

     

Si elimina la possibilità di scelta random, l’irrazionalità, il poter essere attratte dalla persona “sbagliata”, magari brutta, povera e non di successo. La differenza tra i singoli individui attraenti, per un incel, è come il concetto scolastico di accidente: l’eidos è uguale per tutti, le differenze sono accidentali. I brutti, invece, sono sostanzialmente diversi. E sono esclusi perché diversi, come i pazzi, i malati, gli stranieri. Questa esclusione fisica prende la forma di una rimozione sociale, che accomuna.

    


Considerano la scala Lms: Look, Money, Success. Se non hai nessuna delle tre variabili sei fuori dal radar femminile


     

Quella degli incel è, nonostante tutto, una teoria rassicurante perché vuole spiegare la realtà, inserirla in paradigmi chiari e ordinati. Ma non è così. E’ tutto molto peggio, o meglio. Dipende dall’epoca, dall’anno, dal mese, dal giorno. Il punto è che adesso ci sono adolescenti, ragazzi, uomini, che vivono nelle loro stanze, davanti ad un pc, escono raramente, e rimuginano continuamente su questa loro esclusione, reale o percepita. Le reazioni a questa esclusione sono molte come le sottoculture che popolano la “manosphere”, un insieme di forum, siti, blog, chat segrete in cui gli uomini parlano della loro mascolinità, delle loro relazioni con le donne e con la società. Si entra nel regno della red pill, quella che ha preso pure Matrix, che ti fa vedere come stanno realmente le cose: male. La blue pill, al contrario, è una condizione spensierata ma anche ipocrita, in cui la dimensione della speranza – di trovare una donna, di essere accettati per come si è – è ancora aperta ma fa soffrire perché non succede mai. “La bellezza è soggettiva” è una blue pill. “Punta su altri tuoi talenti, non conta solo l’aspetto”, un’altra. “Esistono persone brutte che hanno una donna senza essere ricche e famose” uguale. Allora meglio la red pill, l’assenza di speranza, la cruda realtà. Sui forum quando qualcuno scrive una cosa particolarmente disincantata tutti a ruota rispondono “crudo” in segno di approvazione. Ci sono diversi modi di reagire alla red pill ma ogni reazione è caratterizzata da sentimenti forti e contrastanti nei confronti delle donne, dalla misoginia cieca alla violenza, fino al terrore puro. E’ l’impossibilità di essere desiderati, di fare sesso con una donna, di baciarla, o anche solo di parlarci a scatenare tutto: molti di loro sono vergini o non hanno mai baciato una ragazza. Spesso riescono a fare una di queste cose solo con le co (cesse obese) che amano perché sono le uniche con le quali potrebbero avere speranze ma anche odiano perché gli ricordano che stanno “ipogamando” (che non possono avere di meglio).

    

Ispirati al re della manosphere, Roosh V, capo spirituale dei Pua (i Pick Up Artist, quelli che aspirano a rivendicare il loro ruolo di maschi alpha, che si fanno di steroidi e palestra quotidiana), si danno consigli più o meno folli per approcciare con varie tipologie di donne. Tecniche di “seduzione” brevettate, elaborate e violente: nessun mazzo di rose. Uno dei tanti consigli, dato a una ragazzo di 16 anni: “Se vuoi fare sesso devi individuare la ragazza più debole della tua classe (sono perfette le anoressiche). Cerca di diventare suo amico senza mai farle capire che la vorresti. Falla sentire insicura…”.

         


Ci sono sottogruppi per i quali il problema non è più la bruttezza in generale ma diventa una parte del corpo specifica, come la mandibola


    

Plate è il termine che usano per chiamare le ragazze che vogliono sedurre: sono dei piatti, l’idea è che vadano fatte girare (spinning) per avere più opzioni e provarci con tutte, come un giocoliere. Su questi forum, blog, chat, ci sono persone che soffrono davvero ma anche troll o stronzi che danno della troia idiota alla madre perché non vuole fare sesso con loro, che dicono che “la fica di una donna può essere usata fino a tre giorni dopo la sua morte”, che propongono che l’età del consenso scenda almeno ai 9 anni.

   

Blue pill, red pill. Fino alla black pill. Mentre se prendi la pillola rossa non elimini le donne dai tuoi desideri, la nera è distacco zen, rinuncia totale al genere femminile. Non è una rinuncia ascetica per accedere ad altri livelli, nemmeno una rinuncia nel senso etimologico del termine: se non posso avere una cosa non ci rinuncio, è pura accettazione. Spesso si disinteressano al sesso, il celibato è una condizione frequente, alcuni ricorrono alla castrazione chimica. Una rivolta nei confronti della natura, dalla castrazione al cambiamento dei propri lineamenti. “Ho eliminato tutte le donne dai miei social, non esco più di casa per non incrociarne, non guardo la tv. Solo il calcio, e se ne inquadrano una spengo. Da tre mesi non vedo una femmina e sto molto meglio”. Si parla di superpoteri che si potrebbero acquisire senza masturbarsi per molto tempo. “Non mi masturbo da 150 giorni”. Alcuni si fasciano i testicoli. Per evitare di cadere in tentazione evitano di toccarsi se non è necessario (igiene), nessuna immagine erotica, nemmeno guardare una ragazza in maglietta a maniche corte. Forse l’unico modo per evitare che in questi forum si fomentino a vicenda (anche se cercano di aiutarsi si ripetono sempre le stesse litanie) e si distacchino sempre di più dalle donne come dalla società, è invitarli a bere una Coca Cola. O a cena. Ravioli lui, insalata di polpo io. “Vedi, tutti ci guardano. Da ogni angolo del ristorante, anche da quello più lontano”, dice. “Com’è possibile?”. “Sono le particelle correlate”. “Cioè?”. “Lo stesso impulso di riconoscimento si propaga fino ai tavoli più lontani e tutti si rendono subito conto di non essere me, un brutto. Con un brutto nella stanza diventate una massa di gente uguale: uno mi vede, gli altri reagiscono simultaneamente”. “Dovremmo sentirci meglio perché non siamo te?”. “E’ così”. “Non è così, tutti abbiamo delle insicurezze”. “Bluepill!”. Oltre la conversazione brillante mischiata a linguaggio in codice quello che c’è sotto viene fuori. Il tono, un intercalare, gesti che si ribellano al discorso, che fanno uscire il motivo di tutte le conversazioni, anche le più violente: la vicinanza che c’è, in ogni caso, fra due esseri umani.

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