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Ora che anche leggere un libro è diventato difficile, ecco l'app che semplifica la lettura

Simonetta Sciandivasci

Einaudi consiglia Live Pages ai lettori spaventati dalla complessità di "Guerra e pace". Chissà cosa ne penserebbe Tolstoj

Se vi solletica l'idea di dedicarvi alla grande letteratura, però all'atto pratico un romanzo ottocentesco, specie se russo, v'affatica già dopo le prima cinquanta pagine, non vi preoccupate. C'è un'App che fa per voi. Si chiama Live Pages, l'hanno sviluppata gli “esperti del gruppo Tolstoj digital della scuola superiore di Economia e dal Samsung Electronics”, così è scritto nello status Facebook di Einaudi che ieri invitava alla lettura del romanzo, stemperando il timore che incute. L'applicazione serve a due cose: approfondire e inquadrare il libro e il suo autore; agevolare chi legge attraverso mappe interattive, scalette degli eventi, schede dei personaggi (che sono tanti, e hanno nomi difficili, maledetti russi, e quindi l'App mette a vostra disposizione una specie di memorandum di ciascuno, tracciandone lo sviluppo dentro la trama, di modo che non vi sfuggano evoluzioni, regressioni, agnizioni). Live Pages, in sostanza, fa quello che fareste voi su un taccuino, o ai margini delle pagine, o almeno vi guida nel farlo, dimezzando di fatto il vostro impegno. L'App esiste già da un po', ma la notizia è che una casa editrice consigli di usarla. Non che sia scandaloso (d'altronde “Guerra e pace” è nel catalogo di Einaudi), figuriamoci, ma interessante sì, lo è.

  

Lo sapete, lo sappiamo: passano gli anni e “Guerra e Pace” è sempre lì, su una mensola della stanza da letto, con il segnalibro fermo, dall'ultimo anno di liceo, a pagina 150. Più cresciamo e più ci strema anche solo guardarlo (il libro, perché al segnalibro non badiamo neanche più, ormai siamo più o meno adulti abbastanza da schivare le tracce della nostra inconcludenza) e pensiamo: lo leggerò quando andrò in pensione. Siamo, tuttavia, realisti: in pensione non andremo mai o, se ci andremo, non ci metteremo a leggere "Guerra e pace" (ci affatica adesso, figuriamoci tra qualche decennio). Arrendiamoci: scarichiamo Live Pages e arrivederci, in caso Tolstoj ci stancasse anche così, potremo sempre studiare (non esageriamo: visionare) le mappe, farci un'idea generale e usarla a cena, nell'irreale caso in cui ci trovassimo a discutere con qualcuno di letteratura russa, anziché di corsi per sommelier e classifiche delle città in cui si vive meglio.

    

La fretta che abbiamo è più un'impazienza. Di ottenere il massimo investendo il minimo: imparare senza studiare, amare senza soffrire, levarsi un vizio senza smettere di viziarsi. Chimera, direte. Insomma.

   

La facilitazione è nello spirito del tempo (tutti possiamo fare tutto, uno vale uno, questo lo dice lei: sono tutti corredati di un'idea precisa, anzi un'ideologia, che s'illude di abbattere la fatica con la semplificazione) e s'è concretizzata in ottimo business. Le App sono spesso questo: facilitazioni tascabili. Hanno prodotto un modo di pensare che è anche una scorciatoia? Chi lo sa. Di certo, le applicazioni e qualsivoglia altro mezzo che ci alleggerisca i compiti, sortiscono l'effetto essenzialmente secondario di farci ritenere che qualsiasi cosa sia alla nostra portata non perché possiamo affrontarla impegnandoci, bensì perché troveremo sempre un modo per ridurre la gravosità di quell'impegno.

   

L'altra cosa che fa Live Pages è aiutarci a “immergerci nella letteratura russa”. Perché da soli non siamo capaci – e certo che no, come potremmo, se ci allevano a leggere menù digitali al posto dei libri? Povero Tolstoj, chissà cosa penserebbe se sapesse che i suoi lettori abbisognano di qualcosa di più delle sue pagine per venirne coinvolti. Cosa ne penserebbero Monet, Van Gogh e tutti i malcapitati pittori dei quali ogni tanto e sempre di più vengono allestite “mostre immersive”: entri in camere buie, dove non ci sono i quadri originali ma le proiezioni luminose e fai la tua “esperienza”. Perché un Monet siamo capaci di affrontarlo e goderlo a patto che sia il Monet a venirci addosso, a immergerci, a inondarci. Badilate di Monet in led perché guardare una tela e basta sai che fatica, e poi è anche un po' fuori moda, suvvia, non puoi neanche fare swipe up.

      

Naturalmente, non dobbiamo tutti chiuderci in un museo o leggere forzatamente “Guerra e Pace”, ed è del tutto legittimo che un editore, specie quello che ne ha i diritti e che lo vende nelle librerie, lo auspichi e, di conseguenza, s'ingegni per fare in modo che accada, rendendo quel libro allettante. Uno dei modi per farlo è annunciare ai lettori che possono confidare in una fruizione semplificata, che ne tamponi e riduca la complessità: lo segnaliamo con un pizzico di dolore. Giusto un pizzico, ché anche soffrire è una fatica. Risparmiamocela.

 

Ha scritto Einaudi su Facebook che Live Pages ci aiuta “a non perdere il senso dell'orientamento”. Accidenti, e noi che pensavamo che leggere fosse anche proprio questo: smarrirsi. Noi fessi, d'altra parte illusi che per non smarrirsi fosse necessario esercitare quel primo prototipo di App che è il cervello umano, magari leggendo un romanzo di duemila pagine. 

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