Matteo Salvini (foto LaPresse)

Con Salvini le donne dimenticano di essere in guerra contro il maschio

Simonetta Sciandivasci

Il machismo del ministro dell'Interno fa strage di cuori nell'anno del #metoo

Roma. Tutte pazze per Salvini. Il “ministro più bellissimo del mondo” (commento di cittadina durante la diretta Facebook da Pontida) piace alle donne come non avremmo mai e poi mai creduto possibile che potesse riuscire a un post celodurista, macho-fascista-padano – nelle bolle liberal di Twitter qualcuno lo apostrofa così. Il consenso più sfrenato e sorprendente al Capitano non è quello dei terroni, o dei sudisti antropologicamente modificati, o dei sovranisti rossi: è quello delle donne. E per quanto alla contradictio in adiecto possiamo ormai aver fatto il callo e/o esserci rassegnati, rimane sorprendente che, nel pieno della prima guerra mondiale all’uomo, dopo mesi e mesi trascorsi a brigare contro la mascolinità tossica, susciti la passione di mamme e figlie e sindache uno che codesta mascolinità l’incarna tanto perfettamente come fa il Capitano. “Ciao tesoro, baci, bacioni”; “ti darei mia figlia!”; “davvero la tua donna è di Napoli?”; “sono a tua disposizione… per tutto!”; “sei meraviglioso!”; “sei proprio un bel tus, te lo dico in bergamasco avendoti conosciuto di persona!”; “siamo tutte entusiaste di te!!!”: sono alcuni dei commenti al discorso di Salvini a Pontida.

 

Un trattamento da divo di calendario, pop star, rock star che conferma l’efficacia della fisicità leghista e specificamente salviniana (lo specifico è: sono maschio e sono padre – “parlo in quanto padre” – e dunque ovunque proteggo, ovunque posso, ovunque oso) e confermerebbe pure che ogni donna ama un fascista se non fosse che di questo verso di Sylvia Plath bisognerà pur smetterla di abusarne e, soprattutto, se non fosse che il nuovo Matteo, a Pontida, ha citato Simone Weil, promesso di contrastare la pratica dell’utero in affitto (che sta a cuore a moltissime femministe), messo la propria vita a disposizione del suo popolo (echi del “gettare il corpo nella lotta” tanto caro a Pasolini). Non c’entra il fascismo e poco ci dice il fascino dell’uomo destrorso: c’entra, forse, qualcosa che in Salvini fa sentire le donne al sicuro e libere di sbracare, senza che lui neanche soffi troppo sul fuoco del make maschio great again. Ci soffiano le donne e lo fanno di propria iniziativa. “Chi ce l’ha un ministro così, che balla sul palco, fa i selfie con tutti?”, urlava Susanna Ceccardi, sindaca leghista di Cascina, l’altra notte, durante un festino prima del raduno di Pontida, mentre filmava il Capitano che, con addosso un paio di bermuda parecchio cheap e una t-shirt blu nazionale con la sua faccia stampata sopra, si scatenava sul remix di “Il cielo è sempre più blu” (dove a un certo punto, come certamente ricorderete, il fu crotonese Rino Gaetano cantava “chi odia i terroni, chi canta Prévert, chi copia Baglioni”, eccetera).

 

Apripista delle donne che amano l’uomo Salvini in mondovisione è stata, probabilmente, la signora che, durante il comizio della Lega a Terni, in sostegno dell’allora candidato sindaco Leonardo Latini, lo scorso aprile, quando il leader chiese al pubblico di fare spazio per farlo passare, gli gridò da sotto al palco: “Non mi sposto, ti voglio toccare!”. Non prendetela per una smentita di quanto detto sopra sull’esclusione del movente fascista, ma la scena ricorda parecchio quel memorabile momento di “Amarcord”, quando Mussolini passa in parata e la Gradisca, la donna più avvenente della città, lo rincorre urlando “Fatemelo toccare, devo toccare il duce!”. Se sia colpa del patriarcato introiettato o del sessismo benevolo, suo subdolo alleato, chi lo sa. Intanto, a far di Matteo Salvini il sex symbol dell’anno del #metoo ci hanno pensato le donne.