Una statua di cera di Donald Trump, al museo Madame Tussauds di Londra e il nuovo taglio del principe Harry (foto LaPresse)

Da Trump al principe William: perché ci interessano i capelli dei potenti?

Manuel Peruzzo

Il taglio alla Homer Simpson del duca di Cambridge e la verità svelata sulla chioma del presidente americano. Sui giornali si moltiplicano le prese in giro, sui social invece c'è chi applaude

Vi conviene abituarvi al “nuovo look” del principe William perché è definitivo: ha tagliato i capelli. Ma la notizia non è questa. La notizia è che i tabloid inglesi se ne sono accorti. Il Sun ha titolato “God shave the king: Prince William embraces baldness”. Era ora. Ha così pochi capelli che sono più gli articoli che ne parlano e, se cercate su Google, “0 risultati, proprio come le tecniche per salvarli”. Arriva per molti uomini il momento in cui la caduta è inarrestabile o difficile da nascondere e di solito coincide col momento in cui ogni selfie è inquadrato sulla fronte. Per William quel momento è stato circa dieci anni fa. L’ultima volta che li aveva andava alle medie. Lo ha confermato anche il fratello Harry (che ha poco da sfottere perché sta diventando calvo pure lui, infatti si sposa prima che sia tardi).

 

William non è mai stato Branduardi. Erano anni che sembrava avesse attaccato in testa peli pubici con il nastro adesivo. Fino a che il vento, l’età, il testosterone non hanno avuto la peggio, e allora lo stacco con i capelli sui lati era più evidente: occorreva sfoltirli ai lati. A convincerlo pare sia stato il parrucchiere della moglie, Richard Ward, che non ha però voluto prendersi alcuna responsabilità e ha lasciato che fosse il suo braccio destro, Joey Wheeler, a tagliare. Costo: 180 sterline, di cui dieci per tagliare e 170 per dover fingere fosse necessario usare le forbici. Noi sudditi per molto meno compriamo un rasoio elettrico, ma se sei il principe non puoi mica rasarti da solo, rischiando di lasciare qualche ciuffo dietro e sembrare Gollum. I sudditi applaudono il senso di realtà di William ma suggeriscono di andare oltre: taglia tutto, anche le illusioni che quelli sui lati non ti facciano sembrare un frate cappuccino, e fatti crescere la barba. Siamo ossessionati dai capelli. Anche quando non ci sono.

 

Non passa giorno che non si scriva l’articolo definitivo sulla verità dei capelli di Trump. L’ultima è che Donald preferisce rischiare la depressione e la disfunzione erettile piuttosto che rinunciare al Finasteride, un farmaco per il cancro alla prostata. Lo rivela Newsweekcitando una ricerca scientifica della Northwestern University che mette in relazione i possibili effetti indesiderati all’uso del medicinale, e non sappiamo se lo fa per accusare Trump d’essere così vanitoso da preferire la depressione all’essere pelato o per dargli dell’impotente nel titolo. Gli altri effetti collaterali sono persino peggio: stanchezza cronica, riduzione del pene, ginecomastia. Insieme ai capelli ti fai venire anche un bel paio di tette.

 

Nel 2011 si poteva ancora scherzarci sopra. Lisa Lampanelli, in un roast show su Comedy Central, aveva detto a Trump: “Non ridere alle battute sui capelli, Trump. Guarda quel caschetto. Cosa dici al barbiere per ottenere quel taglio: 'Ho scopato tua figlia?'". Ma la verità è nell’unico libro su un politico che sia mai stato letto dal pubblico oltre che dai giornalisti, “Fire and Fury: Inside Trump’s White House”, in cui Michael Wolff svela delle migliaia di euro in chirurgia al cuoio capelluto, della figlia che lo percula e delle ore impiegate (Trump, come molti di noi, non può usare “I woke up like this” come Beyoncé: la mattina si sveglia e i capelli gli fanno un’aureola dal davanti, e il culo di un tacchino da dietro). In campagna elettorale Jimmy Fellon li ha persino spettinati, e dietro le quinte i suoi assistenti devono avere urlato molto forte come quando ti calpestano il castello di sabbia.  

 

L’attore François Sagat s'è tatuato lo scalpo, John Travolta ritira i premi col caschetto della Lego e poi va a fare jogging pelato, Sandro Mayer ha optato per la soluzione di Andy Warhol e Fabio volo è diventato il nuovo Antonio Conte. Le soluzioni sono tante ma ecco una cosa che Rod Stewart non saprà mai: quando ci si rasa, tutti sperano di essere un Bruce Willis, un Jason Statham o un Vin Diesel (senza pancia), e invece la maggior parte degli uomini finiscono per sembrare Ed Harris in The Hour. Ci sono alcuni vantaggi (se c’è vento non è un problema, quando hai fretta è l’ideale, si risparmia in prodotti di bellezza, niente capelli bianchi), e molti svantaggi (quando anziché negli occhi ti guardano la testa, quando riflette la luce e sembri Mastro Lindo, niente capelli bianchi). Ma arriva per molti il momento in cui si deve accettare la morte del cuoio capelluto, e accettare la propria età. Perché, come dice Woody Allen, “la cosa migliore è comportarsi in modo consono alla propria età: se siete sedicenni, evitate di diventare calvi”. 

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