Harvey Weinstein (foto LaPresse)

La resa dei conti

Annalena Benini

Tutto il mondo contro Weinstein, per dimostrare che non c’è altra possibilità: o vittima o carnefice

Emmanuel Macron ha annunciato domenica sera su Twitter che ha istruito le pratiche necessarie per togliere la Legion d’Onore a Harvey Weinstein, nel flusso di uno scandalo che coinvolge tutti e riguarda tutti, molto oltre le ombre e le luci di Hollywood. Riguarda l’abuso di potere e il fascino del potere, che è uno degli infiniti elementi di attrazione (e di repulsione) fra uomini e donne, e riguarda adesso questa corsa a condannare Weinstein in tutti i modi possibili, meglio se pubblici, per certificare la propria posizione riguardo all’idea che un produttore potente chieda massaggi in cambio di opportunità, sostegno e luci di scena (e pianga quando gli vengano rifiutati, dicendo: non mi vuoi perché sono grasso).

  

C’è uno spavento nel maneggiare questa storia, la paura di non essere abbastanza netti nel proprio severo sgomento, quindi ad esempio bisogna dichiarare “orgoglio” nell’espellere Weinstein dall’Academy, e Woody Allen ha dovuto chiarire la propria “tristezza” per Harvey Weinstein, spiegando che si sente triste per lui, che ha la vita distrutta, per la moglie e per i figli, e che le sue parole non volevano in nessun modo giustificare le azioni di Weinstein. Woody Allen del resto è stato accusato di molestie da una delle figlie adottive con l’appoggio di Mia Farrow (che su Twitter, a proposito di Weinstein, ha scritto: speriamo che sia la fine di una terribile èra, e l’inchiesta contro Weinstein del New Yorker è firmata dal figlio di Woody Allen, Ronan Farrow, che odia pubblicamente suo padre). Ci sono così tanti elementi dentro questa storia, così tanti interessi e significati, che il terrore di Hollywood e di tutti è di restare in silenzio. Restare in silenzio è un elemento di sospetto e anzi di colpevolezza, perché in questo momento segnato dalla caduta rovinosa di Weinstein o si è vittime o si è carnefici, oppure complici, e allora le attrici fanno adesso a gara a raccontare storie almeno sul cattivo carattere di Weinstein, su quanto fosse autoritario e sgradevole, sul fatto che consigliava loro con troppo entusiasmo di indossare gli abiti disegnati dalla moglie (ex, lo ha lasciato qualche giorno fa). No, nessuna molestia grazie al cielo, però che esperienza orribile lavorare con lui. Il cattivo carattere non è ancora un crimine, ma qui è in gioco il mondo intero dei rapporti fra uomini e donne, insieme all’idea spaventosa che ci si debba continuamente difendere, dimostrare innocenza oppure coraggio. Woody Allen ha detto che da questa storia escono tutti perdenti: “Non vorrei che portasse a un clima di caccia alle streghe, dove ogni ragazzo in un ufficio che guarda una donna deve improvvisamente chiamare un avvocato per difendersi”. Usciamo tutti perdenti, con l’idea che fra uomini e donne possa esserci soltanto guerra, paura e adesso una colossale resa dei conti.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.