A cosa servono veramente le riunioni in ufficio?

La recensione del romanzo di Sarah Cooper, nell'unica rubrica che vi dice come parlare di libri (senza perdere tempo a leggerli)

Andrea Ballarini

Chiunque abbia mai lavorato in un’azienda, sa che l’acme della vita d’ufficio, l’attività fondamentale (a volte l’unica) è organizzare, partecipare e gestire le riunioni. Anche se non bisogna mai chiamarle riunioni, ma sempre meeting, o come vi spiegherà in un capitolo apposito il libro di cui parleremo oggi, in molte altre maniere creative.

 

La riunione svolge sempre un ruolo centrale, ma particolarmente in quelle aziende che non producono prodotti concreti, che si possono comprare, che hanno un peso, che magari si mangiano anche. Aziende come le agenzie di comunicazione, i giornali, le società di consulenza aziendale e così via hanno elevato la riunione a una forma d’arte. Quella che sembra essere la convinzione comune a tutte queste aziende è che qualunque problema, per quanto irrilevante, può diventare irrisolvibile se si riescono a fare abbastanza riunioni per risolverlo.

 

Perché c’è un fattore dirimente dal quale dipenderà in gran parte l’esito della vostra carriera in azienda, e questo fattore è capire a che cosa servono davvero le riunioni. Se siete di quelli che credono che servano a risolvere dei problemi, bene che vi vada potrete aspirare a una posizione di middle management, se invece avete ben chiaro che lo scopo è mostrare urbi et orbi quanto siete fighi, smart e quanto trasudiate leadership, potrete arrivare direttamente alla poltrona di amministratore delegato.

 

L’autrice del libro di cui parliamo oggi si chiama Sarah Cooper ed ha lavorato per anni prima in Yahoo e poi in Google, dove è diventata una manager importante. Poi un po’ di anni fa ha aperto un blog molto divertente in cui rivela i retroscena della vita d’ufficio, che si chiama thecooperreview.com. E vi consiglio di andarlo a visitare perché fa molto ridere. Nel 2016 è uscito in Italia presso Rizzoli questo esilarante libretto dal titolo rivelatore di “100 trucchi per sembrare smart in ufficio.”

 

La smartness è la categoria chiave se si vuole fare carriera. Non fa niente se poi siete gnucchi come dei tordi, l’importante è che sembriate fighi. E questo libro, con una sistematicità e una precisione straordinarie esamina tutto ciò che serve a fare bella figura in ufficio. Basta sfogliare l’indice, per rendersi conto che è organizzato come un manuale classico di business: Allestire la scena; Il confronto verbale; I prossimi passi. E passo passo vi suggerisce atteggiamenti, comportamenti e azioni per sembrare fighi.

 

Per esempio, “Tradurre le percentuali in frazioni”; “Annuire fingendo di prendere appunti”; “Ripetere l’ultima frase dell’ingegnere molto, molto lentamente”; “Chiedere di tornare alla slide precedente”; “Imparare a disegnare dei diagrammi insensati per simulare una mente organizzativa” ; “Fare affermazioni impossibili da contestare” e così via. Poi vi spiega che mimica facciale assumere durante le riunioni, o dove tenere le mani; come fare delle conference call efficaci: per esempio, l’appello all’inizio se siete bravi potete dilatarlo fino a quasi metà riunione. Insegna ad accertarsi spesso di stare nei tempi, che suggerisce grande efficienza. Ingiunge di avere sempre in mano una penna o un foglio (e questa è una cosa che si impara al distretto militare: se ti vedono senza niente in mano ti mandano a fare qualche stronzata). Fino a cosa bere con i colleghi: birra, vino cocktail.

Insomma, un libro imprescindibile che non dimentica mai il concetto alla base di ogni tipo di vita d’ufficio e cioè che il lavoro di gruppo è fondamentale, perché permette di dare la colpa agli altri.

 

100 Trucchi per sembrare smart in ufficio
di Sarah Cooper
Rizzoli, 200 pp.

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