Toccata e fuga di capitali

Maurizio Sgroi

Le somiglianze fra lo stress finanziario del 2011 e quello del 2018

Le fughe di capitali si somigliano tutte, almeno all’inizio. E infatti l’episodio di maggio 2018, come lo chiama benignamente Bankitalia, ricalca, nel primi due mesi del suo svolgersi, la profondità e la virulenza di quello assai più devastante iniziato a luglio 2011, che si concluse dopo oltre un anno e costò al sistema Italia un salasso di capitali notevolissimo. Basti ricordare che tutti i sottoscrittori di debito pubblico estero, incluse banche e assicurazioni, vendettero titoli, arrivando a disfarsi del 32 per cento dello stock iniziale. Le banche italiane videro calare la propria raccolta sull’interbancario internazionale di 130 miliardi, il saldo Target 2, che misura i nostri scambi di valuta con l’estero, peggiorò di 286 miliardi. Diversamente, l’episodio di maggio 2018, dopo un paio di mesi nel corso dei quali i disinvestimenti dai titoli di stato italiani raggiunsero i 90 miliardi, ha trovato una parvenza di equilibrio, pure se al costo di uno spread più elevato, che peraltro non è neanche bastato a riportare in Italia tutti gli investitori esteri. Toccata di nuovo con mano la nostra fragilità finanziaria, i capitali stanno sull’uscio. Pronti alla fuga.

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