La lunga marcia delle banche giapponesi

Maurizio Sgroi

Gli istituti giapponesi sono i primi al mondo per quantità di prestiti

Si potrebbe pensare a un sussulto di generosità, osservando come le banche giapponesi ormai siano diventate le prime prestatrici al mondo, ma si sbaglierebbe. Nell’arido mondo dell’interesse, e quello composto che ispira il prestito bancario non fa certo eccezione, non c’è spazio per nulla di diverso dal calcolo, ossia un ragionamento utilitaristico fondato su dati di fatto. E ciò che ha motivato i banchieri giapponesi a prestare al mondo oltre 4 trilioni di dollari, staccando di oltre mezzo trilione i secondi prestatori al mondo che una volta erano i primi, ossia i banchieri britannici, ha il nome illustre della Banca del Giappone. Quest’ultima, dall’indomani della crisi, è impegnata in un estenuante e indefesso allentamento monetario quantitativo e qualitativo, come ama sottolineare la sua pubblicistica, che gonfiando allo stremo il bilancio della banca centrale e per conseguenza le riserve delle banche commerciali, ha conferito a costoro una scorta inesauribile di munizioni che in qualche modo devono essere “sparate”. Cosicché le banche giapponesi hanno superato quelle francesi nel 2011, quelle statunitensi nel 2013 e quelle britanniche nel 2015. A questo punto possono solo superare se stesse. E poiché la BoJ ha detto che non smetterà di gonfiare i suoi asset, aspettando un’inflazione che non arriva, è sicuro che ci riusciranno.

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