Il futuro del future cinese sul petrolio

Maurizio Sgroi

Dal 26 marzo le prime contrattazioni in yuan alla borsa di Shangai

 

La Storia sovente si annida nei dettagli di una piccola storia, come quella che inizierà lunedì prossimo, 26 marzo, quando allo Shanghai International Energy Exchange, unità del più ampio Shanghai Futures Exchange, vedrà la luce il primo future sul petrolio quotato in yuan. Una storia che fa Storia per la semplice ragione che tale obiettivo viene perseguito con cinese pazienza fin dal lontano 1993, quando il future cinese che si propone di gareggiare con quello angloamericano del Brent e del WTI, nacque e morì in poco tempo, stravolto dal volatilità. Ma era un altro mondo, ed era un’altra Cina. Oggi la nuova Cina, che, come riporta Bloomberg, importa più petrolio degli Usa, è accorta e metodica e c’è da credere che non si sarebbe lanciata in questa storia, l’ennesima a insidiare primati consolidati nella Storia, se non avesse già pensato alle contromisure. La storia entra nella Storia anche perché è la prima volta che i cinesi invitano gli stranieri a partecipare al grande gioco finanziario nel loro mercato delle commodity, uno dei più frizzanti al mondo: pensate che gli speculatori cinesi sono riusciti a tradare 11 miliardi di future sulle mele in quattro ore, all’inizio di questo mese al Zhengzhou Commodity Exchange, costringendo la borsa, dopo pochi giorni, ad alzare i margini per i future sulla frutta. Perché la nuova Cina somiglia alla vecchia America. Per questo l’incontro della storia cinese con la Storia americana rischia di propiziarne un’altra che potrebbe cominciare già da lunedì: quella di una nuova rivalità.

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