Un tuffo nelle Dark pools

Maurizio Sgroi

Sempre più transazioni di titoli avvengono fuori dalle borse

Usa sempre meno in Europa, farsi vedere in giro in borsa quando si decide di vendere o comprare grandi quantità di titoli. Certi affari è meglio farli in stanze chiuse, negli ultimi piani dei grattacieli, dove misteriosi operatori finanziari fanno incontrare, al prezzo di lucrose commissioni, chi vende e chi compra e li tengono al riparo dai predatori. Quelli che scatenano gli algoritmi da mille ordini al secondo. Quelli che campano sulle fughe di notizie. Quelli che le scrivono. Dentro stanze confortevoli con viste meravigliose, ci si concede un tuffo nelle Dark pools, così si chiamano queste entità finanziarie spuntate come funghi, raccontano, dopo la pioggia di nuove regole generata dalla MIFID, la Markets in Financial Instruments Directive, che si proponeva fra l’altro di aumentare proprio la trasparenza nei mercati finanziari. All’azione, come sempre, corrispose una reazione uguale e contraria. Arrivarono le dark room finanziarie per balli spericolati ed esclusivi, rese celebri poi da un libro di Scott Patterson. Adesso i regolatori promettono di far meglio con la Mifid II. Ma credendoci poco. Anche uno studio recente della Bce riconosce che l’avvento della nuova direttiva, l’anno prossimo, non cambierà granché. Meglio farsele piacere, le Dark pools. Sono qui per restare.

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