(Foto Fondazione Cariplo) 

Il potere trasformativo della scuola secondo Giovanni Fosti

“L’apprendimento non è solo un processo cognitivo ma anche affettivo. Esistono persone, adulti, con cui desidero stare e da cui ho voglia di imparare?”. PArla il presidente della Fondazione Cariplo

Questo è un estratto di "La classe non è acqua", la newsletter a cura di Mario Leone. Per riceverla ogni terzo venerdì del mese iscriviti qui, è gratis

  


  

  • Giovanni Fosti ha 52 anni, è nato a Delebio (SO), ed è il Presidente della Fondazione Cariplo
  • Insegna alla SDA Bocconi dove è Professore a contratto di "Economia delle e delle amministrazioni pubbliche" 
  • I suoi ambiti di ricerca sono l’innovazione sociale, la programmazione e il cambiamento nei sistemi di welfare locali

   


   

“Il mondo giovanile non può essere guardato in maniera univoca e stereotipata. Il tema di fondo non è tanto avere un giudizio corretto ma creare delle possibilità”. Questo è il pensiero di Giovanni Fosti, presidente della Fondazione Cariplo, attento osservatore delle dinamiche giovanili e costantemente impegnato, con tutto il sistema delle fondazioni, a combattere la povertà educativa. Parlare con Fosti significa incontrare un uomo che non si nasconde dietro frasi fatte, alle prese con la complessità dei tempi che viviamo. “C’è sicuramente una questione giovanile. Nel nostro Paese ci sono tre milioni di Neet, persone che in una fase cruciale della loro vita si allontanano da una traiettoria di crescita. Un disagio molto diffuso che svela come manchi l’idea di un orizzonte futuro”.

   

Per Fosti, l’idea di un orizzonte futuro inizia ad allargarsi grazie a un bibliotecario che negli anni del liceo lo provoca durante il prestito di un libro: “Mi ha fatto scoprire Max Weber. Non imponeva, ma chiedeva: ‘Devi fare una ricerca? Se vuoi sbrigarti, prendi da qui; se vuoi capire, leggi questi volumi’. Il mio bibliotecario era autorevole perché trasmetteva un messaggio di libertà. Mi invitava a un paragone, esaltando la mia autonomia”. Il tema dell’autorevolezza è attuale. Per Fosti è autorevole chi “ha un’idea diversa dalla mia, ma con cui desidero confrontarmi perché ho la possibilità di crescere in quel confronto; qualcuno che pone degli argomenti con cui, affettivamente, vale la pena paragonarsi”. Certo – continua – l’apprendimento non è solo un processo cognitivo ma anche affettivo. Esistono persone, adulti, con cui desidero stare e da cui ho voglia di imparare?”

 

Proprio sul mondo adulto, Fosti continua il suo ragionamento: “I dati sui Neet, sulla povertà educativa, sull’abbandono, dicono molto anche a noi adulti. Sono spaventati e disorientati. Vedere un adulto prevalentemente preoccupato può generare in un bambino la voglia di crescere? Se hanno di fronte persone che guardano avanti con il gusto, il piacere e il desiderio di costruire, anche i ragazzi faranno lo stesso. Io sono grato di aver ricevuto quel senso di costruzione, di protagonismo e di non-passività che ora sento di dover trasmettere”.

 

(Foto Fondazione Cariplo) 

 

Fosti lo fa con una serie di iniziative che la Fondazione Cariplo organizza e sostiene, ad esempio un progetto in collaborazione con la Società Italiana Editori a sostegno delle librerie scolastiche negli asili delle zone più disagiate, oppure con il bando Attenta-Mente, che ricerca i fenomeni di disagio adolescenziale per cercare di intercettarli e affrontarli il prima possibile. Va ricordato, tra i tanti, anche il progetto TOP che coinvolge alcuni giovani universitari come tutor per i ragazzi di scuola superiore, supportandoli dal punto di vista dell’apprendimento digitale e delle conoscenze. “Tutti dicono che bisogna valorizzare i giovani. Per farlo, nell’immediato bisogna invitarli a mettere in campo il valore che hanno.  Il nostro compito è aprire uno spazio dove far disputare una partita che gli adulti non saprebbero giocare e che i giovani non giocherebbero se quello spazio non fosse aperto”.
  

In questo campo da gioco Fosti vede la possibilità di rinascita di molti ragazzi ormai catalogati come non adatti allo studio o a certe attività, giovani che lentamente finiscono nel dimenticatoio senza sapere che cosa fare della propria vita. Tanti di loro in questi giorni stanno scegliendo la scuola superiore, altri iniziano a pensare agli studi universitari o all’accesso al mondo del lavoro. Il Presidente li invita a chiedersi: “Qual è il contributo che mi piacerebbe dare al mondo di cui faccio parte?”. Una domanda che da un lato valorizza le proprie inclinazioni, dall’altro coglie le necessità presenti, in modo tale che “non ci si ritrovi con organizzazioni e possibili collaboratori che non dialogano tra di loro”.

   

La nostra chiacchierata volge al termine e chiediamo a Fosti cosa servirebbe al sistema formativo italiano. Il Presidente si fa schivo: “Non ho le competenze per poter dare una risposta, ma ho davanti agli occhi la storia di un ragazzo con dei disturbi di apprendimento che sono stati superati attraverso un’attività teatrale. La scoperta del teatro gli ha suscitato una rinnovata curiosità verso tutte le materie, nelle quali è lentamente migliorato. La scuola deve curare e suscitare curiosità. La scuola deve avere un potere trasformativo”.