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Non c'è altro modo

Alternanza scuola-lavoro? Meglio un'alleanza. Una mostra al Meeting di Rimini

Mario Leone

L'esposizione di Ubaldo Casotto indica la strada: autonomia didattica e gestionale per gli istituti, meno burocrazia per i dirigenti e nuove forme di selezione e formazione per i docenti

La scuola e l’educazione dei giovani sono temi cari al Meeting di Comunione e liberazione. Ogni anno tra i padiglioni della Fiera di Rimini si alternano incontri, testimonianze, mostre dove si parla di formazione, scuola e nuove generazioni. L’anno scorso Mario Draghi (non ancora presidente del Consiglio), inaugurando l’edizione 2020 diceva: “Vi è un settore essenziale per la crescita dove la visione di lungo periodo deve sposarsi con l’azione immediata: l’istruzione e, più in generale, l’investimento nei giovani. Questo è stato sempre vero ma la situazione presente rende imperativo e urgente un massiccio investimento di intelligenza e di risorse finanziare in questo settore”. 

 

L’attuale edizione dedica al tema del rapporto tra formazione e mondo del lavoro una mostra curata da Ubaldo Casotto in collaborazione con Fondazione Costruiamo il Futuro, Fondazione Censis, Fondazione Deloitte: “Alleanza scuola lavoro. Non è mai troppo tardi”. Partiamo dai dati forniti proprio dal Censis: il 49,2 per cento delle imprese non trova i diplomati di cui ha bisogno. Al contrario, il tasso di occupazione dei diplomati italiani (a tre anni dal diploma) è del 57,8 per cento. I numeri non sbagliano e descrivono un cortocircuito che è anche un fossato tra formazione e occupazione. Visitando la mostra, s’incontrano i tanti controsensi che ancora caratterizzano queste due realtà. Numeri alla mano, ci si rende conto che non basta “l’alternanza scuola-lavoro” ma occorre “un’alleanza”. Nelle quattro sale che compongono il percorso della mostra l’attenzione viene focalizzata sul rapporto scuola-università-mondo del lavoro, in particolare su quella parte del sistema scolastico che ha dichiaratamente questa vocazione. Sono tante le domande che emergono: cosa significa investire in formazione ed educazione? Come riconnettere scuola, università e mondo del lavoro? Investire sul capitale umano significa questo? 

 

Più che perdersi in tante teorie, la mostra racconta un tentativo virtuoso già in atto in diverse realtà: alunni che vivono la scuola come luogo che forma tutta la persona e prepara per loro un avvenire; aziende che assieme agli istituti (statali e paritari) strutturano percorsi grazie ai quali, in alcuni casi, il 98 per cento dei diplomati ha trovato subito lavoro; ragazzi che scoprono di avere capacità per loro stessi sconosciute. Una scuola che, come dice don Elio Cesari, dirigente dei Salesiani di Sesto San Giovanni, “accorci la distanza tra ciò che c’è fuori e dentro”. Luoghi “perché nessuno si perda”, come recita il motto della “Piazza dei mestieri”, realtà nata nel 2004 in una vecchia fabbrica nel cuore di Torino e dal 2012 presente anche a Catania con aule-laboratori per cucina, estetica, panificazione e termoidraulica. Sono solo alcuni esempi tra quelli riportati nei pannelli esposti, ove ritroviamo anche la risposta alla domanda iniziale, quella su come passare da “un’alternanza” a “un’alleanza” tra scuola e lavoro”. La mostra di Casotto registra la risposta unanime di alcuni esperti: offrire autonomia didattica e gestionale agli istituti, sgravare i dirigenti dalla burocrazia e renderli più manager, modificare la selezione dei docenti e la loro formazione, favorire il fattivo inserimento della scuola nel tessuto comunitario. Non c’è altro modo.

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