Editoriali
Riaprire la scuola, proteggendola
Draghi mostra ottimismo sulla riapertura degli istituti, ma serve una svolta
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ieri, intervenendo al Senato nel corso delle comunicazioni in vista del Consiglio europeo, ha scelto di tornare sul tema della scuola e ha offerto una finestra di ottimismo: “Mentre stiamo vaccinando è bene iniziare a pianificare le aperture. E se la situazione epidemiologica lo permetterà cominceremo a riaprire la scuola in primis, con le primarie e l’infanzia anche nelle zone rosse, allo scadere delle attuali restrizioni, speriamo subito dopo Pasqua”. Riaprire le scuole primarie e le scuole dell’infanzia è un passaggio necessario per non tradire la promessa fatta da Draghi di mettere in pista un whatever it takes su questo fronte ma per quanto necessario il passaggio non è sufficiente a proteggere le scuole e la verità è che un indirizzo del governo che tenti di rendere uniforme e in qualche modo omogeneo l’approccio al grave tema dell’apertura in presenza delle scuole ancora non si vede.
È normale, caro presidente, che chi si trova in regioni gialle possa decidere autonomamente di chiudere in via preventiva? È normale, caro presidente, che chi si trova in arancione possa aprire, chiudere o fare lezione part time piuttosto che full time? È normale che sia consentito alle regioni fare norme restrittive sulla scuola senza preoccuparsi di farlo nel resto del sistema sociale? È normale che non vi siano indirizzi omogenei e chiari su come affrontare le emergenze sanitarie laddove si verifichino i cluster, lasciando tutto all’interpretazione del medico competente e della azienda sanitaria locale? Un esempio eccellente di monitoraggio preventivo è quello della provincia autonoma di Bolzano che prevede di testare con tamponi rapidi tutti i ragazzi al rientro a scuola dopo il periodo di Dad e di fare due tamponi la settimana per identificare eventuali portatori asintomatici. Riaprire la scuola è necessario, ma riaprirla senza cambiare l’organizzazione non è il modo migliore per proteggerla. È ora di agire, caro presidente, anche a costo di litigare con il suo non proprio impeccabile ministro dell’Istruzione.