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Perché la scuola è pronta a togliere la fiducia al governo gialloverde

Valerio Valentini

Le mosse contestate sui vaccini e l’effetto del decreto dignità su didattica e contratti. Parla il capo dei dirigenti scolastici. “Sono idee scellerate”

Roma. “Lenti come lumache, e approssimativi quando si arriva al punto”, dicono dalla Cgil. “E’ gente che nulla sa di come funziona la didattica”, confermano i vertici dell’Associazione nazionale dei presidi. E gli uni fanno riferimento alle contraddizioni del sedicente decreto dignità, gli altri alle assurdità contenute nel Milleproroghe: ma insomma a sentire i commenti degli addetti ai lavori, di quelli che pure avevano concesso credito e fiducia al governo grilloleghista, pare che sia proprio il mondo della scuola, quello in cui tanto consenso M5s e Lega avevano saputo pescare, il primo a rivoltarsi contro l’incompetenza al potere e i danni nefasti che rischia di causare.

 

E’ anche per questo che ieri, dopo giorni di tensioni e di allarmi inascoltati da quella classe politica nuova che pure si vorrebbe sensibile ai lamenti della cosiddetta società civile, Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione che rappresenta i dirigenti scolastici italiani, ha infine chiesto ufficialmente un incontro a Giulia Grillo. “Al ministro della Salute – spiega poi Giannelli al Foglio – vorremmo fare capire perché questa idea di assegnare i bimbi immunodepressi in classi a parte è irrealizzabile, oltreché scellerata”. E nel frattempo, mentre il Senato approva il decreto voluto da Luigi Di Maio, Anna Maria Santoro, membro della segreteria della Flc-Cgil, risponde al telefono e dice no, “la svolta tanto a lungo promessa non c’è, sulla scuola. Altro che cambiamento: stiamo vedendo più che altro molta superficialità”.

 

Ce l’ha in parte, la Santoro, con la “sbrigatività eccessiva” con cui il governo sovranista ha affrontato il problema della vertenza dei diplomati magistrali. “Tutti quelli già immessi in ruolo, oltre settemila, si vedranno trasformare il contratto: da tempo indeterminato a determinato, fino al 30 giugno 2019”. Intanto il governo promette di allestire un concorso ad hoc, ma per accedervi bisognerà aver prestato almeno due anni di servizio. “Insomma, uno sbarramento troppo restrittivo che inevitabilmente creerà contenziosi”. E se questo è il problema dell’“approssimazione”, dall’altro lato, secondo la Santoro, c’è quello del “bipolarismo”. “Il governo da un lato, per la scuola statale, supera finalmente il famigerato comma 131, scongiurando così il licenziamento dei precari che superano i 36 mesi di servizio. Dall’altro, però, con una incoerenza incomprensibile, riduce a 24 mesi il limite per i contratti a tempo nelle paritarie, impedendo di fatto a molti insegnanti di vedersi rinnovato l’incarico”.

 

In breve, un pasticcio. Che però sembra davvero poca cosa a confronto dell’altra assurdità: quella contenuta nel Milleproroghe, e che ha a che fare col rinvio al 2019 dell’obbligo vaccinale per le scuole dell’infanzia. “La ministra Grillo – dice Giannelli – propone classi separate per i bimbi immunodepressi. E dimostra di non sapere come funziona la scuola. In molti piccoli comuni, in molte zone di montagna, spesso si forma una sola classe all’anno, ad esempio: e in quel caso dove li mandiamo gli immunodepressi? Ma poi c’è l’etica: perché mai dobbiamo far correre dei rischi ad alunni immunodepressi solo per permettere ai genitori di bimbi sani di seguire una scelta ideologica aprioristica, irrazionale e infondata? Ma che idea di società hanno, questi nuovi governanti? Il diritto alla salute viene prima di quello all’istruzione”, sentenzia Giannelli. Che poi aggiunge: “So che il ministro Grillo aspetta un bambino. Le auguro ovviamente che non sia un immunodepresso. Ma al contempo le chiedo: se non potesse vaccinare il suo bimbo per cause di forza maggiore, accetterebbe davvero di mandarlo in scuole dove, data la presenza di figli di No Vax, rischierebbe di ammalarsi seriamente?”.