Maurizio Lupi. Foto LaPresse

La scuola secondo Noi con l'Italia-Udc

Maurizio Lupi: “Più libertà di educazione e autonomia. Serve sussidiarietà orizzontale”

Abbiamo fatto otto domande alle principali forze politiche per capire che cosa hanno in mente i partiti per riformare l'istruzione. Qui le domande e le altre interviste.


   

1. Un luogo educativo liberamente scelto dalla famiglia, dove la qualità dell’insegnamento e l’accompagnamento di ogni studente sia la prima preoccupazione, accessibile a tutti senza discriminazioni di censo, e che torni a mettere in moto l’ascensore sociale, a permettere quello che è successo a me, figlio di operai immigrati, che ho potuto laurearmi e avere l’opportunità di entrare in modo qualificato nel mondo del lavoro

  

2. L’unico modo per superare ricorsi e controricorsi con tutta l’incertezza che ne segue a danno degli studenti è una vera autonomia delle scuole, con lo stato nel ruolo del regolatore e del controllo. Ma credo che questa impostazione troverà sempre l’opposizione dei sindacati, che perderebbero molto del potere acquisito in decenni di cogestione del sistema scolastico

   

3. Sulla libertà di educazione e sull’autonomia, che vuol dire anche ampie possibilità di sperimentazione didattica legate al territorio. Poi sul merito, cioè sulla valutazione degli insegnanti. E infine sul potenziamento dell’alternanza scuola-lavoro, che è e resta un’esperienza didattico-formativa, non va confusa con l’avviamento al lavoro. e’ un modo concreto che la scuola ha di aprirsi alla realtà a cui vuole preparare e introdurre i giovani.

    

4. Finché non arriva al livello fiscale un diritto resta incompiuto. Per attuarla ci possono essere vari modi. Il più praticabile mi sembra quello che abbiamo iniziato con la legge sulla Buona scuola: la possibilità di detrarre dai redditi il costo della retta scolastica. Per ora è una possibilità solo parziale, ma è importantissimo che sia stato affermato il principio, finora ostacolato per pregiudizi ideologici. Bisogna arrivare alla detraibilità totale, avendo come riferimento il costo standard di uno studente della scuola statale. Ma bisogna anche essere realistici e sapere che tutto ciò potrà avvenire solo per gradi.

    

5. Assolutamente no. Per la formazione professionale già succede. Ma io, che pur sono un federalista convinto, eviterei la regionalizzazione dell’istruzione, che rischierebbe di riproporre a livello locale lo “statalismo” e il burocratismo centrale. Ci sono alcuni campi, e l’istruzione fra questi, in cui la sussidiarietà più che verticale deve essere orizzontale, cioè articolarsi con i vari soggetti educativi in riferimento a una visione globale del sistema.

    

6. Riduzione del numero delle università, proliferate oltre ogni ragionevolezza. E poi autonomia e incentivi in base alla qualità.

    

7. Le lauree brevi professionalizzanti, come in altri paesi, vanno implementate.

    

8. E’ il modo migliore per dequalificare l’università italiana contrabbandando per diritto allo studio quello che altro non sarebbe che un diritto alla frequenza e diritto a un pezzo di carta.

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