Nel vocabolario è meglio “petaloso” o “stepchild adoption”?

Maurizio Crippa
C’è ancora speranza per l’Italia, o almeno per la sua favella un tempo intelleggibile a poeti e marinai, se il bamboccioso neologismo che tanto commosse e indusse a sconsiderate riflessioni gli accademici della Crusca, l’indimenticabile e già dimenticato “petaloso”, non è ancora entrato nel vocabolario della lingua italiana.

C’è ancora speranza per l’Italia, o almeno per la sua favella un tempo intelleggibile a poeti e marinai, se il bamboccioso neologismo che tanto commosse e indusse a sconsiderate riflessioni gli accademici della Crusca, l’indimenticabile e già dimenticato “petaloso”, non è ancora entrato nel vocabolario della lingua italiana. Ne fa fede l’edizione 2017 del “Vocabolario della lingua italiana” Zanichelli, che da quando i computer hanno sostituito gli amanunensi ingobbiti sui repertori fa in fretta a sfornare ogni anno un migliaio di nuove parole entrate nel linguaggio comune, di solito basic english, ma a volte già uscite dalla memoria il tempo di stamparle.

 

Il fatto è che la pretesa di tener dietro al flusso della vita chiudendola in un catalogo è una di quelle cose che facevano sorridere Borges. Così, che il verbo “trollare” arrivi nel 2017, dopo che sono decenni che tutti trollano Gianni Morandi, è un po’ il segno dell’inanità dell’impresa. Ma anche della trasformazione del vecchio caro dizionario in una sorta di “real life for dummies”. Non ti spieghiamo le parole, ti spieghiamo cosa succede in giro. Più che la lingua, vale la musica che gira attorno. Così, per tempistica avendo bucato “Fertility day”, lo Zingarelli 2017 ha inserito il magico lemma “stepchild adoption”. Che come ognun vede non è una nuova parola italiana, ma un comportamento sociale trasformato ope legis in senso comune. Per essere pronti ad accogliere tanti petalosi bambini. Ma nel 2018 nei “sinonimi e contrari”.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"