Valeria Fedeli (foto LaPresse)

"I genitori facciano i genitori e non i prof. con chat improvvisate", dice Fedeli

Valeria Fedeli*

Ci scrive il ministro: il governo ha fatto molto per la scuola

Caro direttore, ho letto con molto interesse il suo editoriale dal perentorio titolo: “Fermate i Whatsapp dei genitori a scuola”. Non solo perché si rivolge a me, ovviamente, ma perché pone un tema serio. E allora le rispondo con molto piacere. Dicendole però subito che non condivido né l’inizio né la fine del suo articolo. E tantomeno reputo condivisibile, ovviamente dal mio punto di vista, la frase con cui mi chiama in causa. Mi permetto la schiettezza con una persona che, come lei, non può che apprezzare l’onestà intellettuale. E mi spiego. Dire che “servirebbe una legge contro i genitori su Whatsapp”, come ha fatto lei aprendo e chiudendo il suo ragionamento sul Foglio di ieri, è a mio giudizio un modo sbagliato per affrontare un tema giusto. Perché le leggi “contro” vanno sempre considerate una extrema ratio, e allora figuriamoci se si possano ipotizzare “contro i genitori”. E perché di leggi “per”, cioè finalizzate a cercare di risolvere il non sempre semplice rapporto tra scuola, cioè soprattutto docenti, e genitori di studentesse e studenti, ne abbiamo fatte diverse. A cominciare dal nuovo sistema di reclutamento dei docenti, che prevede un prolungato piano di formazione – perché non è automatico che una persona si laurei con 110 e lode in una qualsiasi materia e poi quella materia sappia insegnarla – arrivando al nuovo patto di corresponsabilità scuola-famiglia varato il 21 novembre scorso, costruito nell’ottica di una rinnovata alleanza che tenga conto di una unione di intenti, in un clima di collaborazione e condivisione, e che metta al centro l’interesse delle ragazze e dei ragazzi. Ecco, lei mi chiama in causa dicendo che se volessi “lasciare un segno tangibile” della mia “presenza in questo governo e fare per una volta un buon servizio per l’educazione dei nostri figli” dovrei prendere in considerazione quel tweet che dice: “I gruppi Whatsapp dei genitori hanno fatto più danni alla scuola italiana di venti riforme fallite”. Ecco, capisco che una polemica o una cattiva notizia hanno più facilità a trovare spazio sui giornali di dieci proposte o notizie positive, però, se posso permettermi, un segno l’ho già lasciato. E piuttosto tangibile.

 

Da subito ho agito concretamente per l’approvazione degli otto decreti attuativi della legge 107, finalizzati a migliorare la qualità del sistema nazionale d’istruzione, e anche per far sì che tra scuole e famiglie si instaurasse un dialogo di rispetto reciproco, nel riconoscimento delle funzioni e delle responsabilità diverse che hanno docenti e genitori. Tra quei decreti ve n’è uno che riguarda espressamente, come dicevo, proprio il sistema d’accesso all’insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado, con un nuovo modello di reclutamento e di formazione iniziale che garantisce un’elevata qualificazione del percorso di formazione delle future e dei futuri docenti: tema centrale per una società che voglia investire davvero sulla conoscenza. Un altro assicura una scuola sempre più accogliente per le alunne e gli alunni con disabilità, rafforzando il ruolo delle famiglie e delle associazioni nei processi di inclusione e coinvolgendo tutte le componenti del personale scolastico. Un altro ancora fa sì che i servizi per l’infanzia escano dalla dimensione assistenziale ed entrino a pieno titolo nella sfera educativa: è stato infatti istituito per la prima volta un Sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino ai 6 anni per garantire alle bambine e ai bambini pari opportunità di educazione, istruzione, cura, relazione e gioco, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali. Sono deleghe qualificanti, che disegnano un modello molto più qualitativo e innovativo della scuola italiana, e che si accompagnano a una serie di norme e azioni che non si possono liquidare come se nulla fosse.

 

Secondo lei il Piano nazionale per l’educazione al rispetto è nulla? E quello sulla Scuola digitale, idem? Gli ultimi 2,7 miliardi di finanziamento per l’edilizia scolastica? La Carta per i diritti e i doveri delle studentesse e gli studenti in Alternanza scuola-lavoro e il portale in cui poter anche segnalare eventuali abusi, che presenteremo il 16? Le linee guida contro bullismo e cyberbullismo? Il protocollo per contrastare le fake news? Le assunzioni? Il via dell’anno scolastico con tutti i docenti in cattedra? A proposito, ce li ricordiamo i quotidiani di settembre degli anni passati? Quest’anno, silenzio. Sembrava che neanche fosse iniziato l’anno scolastico. Ecco un bell’esempio di come le buone notizie fatichino a trovare spazio sui giornali.

 

Non voglio farla troppo lunga, ma se è vero che è bene che i genitori si occupino di cosa succede alle loro figlie e ai loro figli durante l’orario scolastico, è anche vero che non devono sostituirsi al personale docente, o denigrarlo. L’obiettivo però si raggiunge non con le censure, non con le “leggi contro”. Ma creando le condizioni affinché si instaurino un clima di fiducia e un dialogo caratterizzato dal rispetto delle reciproche funzioni e responsabilità, senza mai confonderle o negarle. Per questo i genitori devono fare i genitori e non i professori, con improvvisate chat. E i professori devono sapere che nell’esercizio della loro competenza e professionalità, che è determinante per le nuove generazioni, devono relazionarsi con i genitori avendo l’obiettivo di non determinare una cesura o addirittura un conflitto tra scuola e famiglia. Le condizioni affinché ciò avvenga le abbiamo create, con il precedente e con l’attuale governo, mediante misure che vanno ora accompagnate, come sempre, nella loro attuazione affinché siano efficaci. E ciò richiede che l’insieme della società sappia riconoscerne ragioni e finalità, e sostenerle. Cordialmente,

 

Valeria Fedeli, Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

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