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cattivi scienziati

Di chi fidarsi quando si parla di virus e vaccini

Enrico Bucci

La fiducia, a ben vedere, è alla base della nostra vita e delle nostre azioni; ma come scegliamo su chi o cosa investirla? Differenze tra consenso sociale e consenso scientifico

Pochi hanno accesso alle capacità, ai dati e agli strumenti che servono a verificare le affermazioni fatte dai ricercatori. Dunque perché dovremmo riporvi fiducia? E, volendo fidarsi, a chi credere, quando le affermazioni fatte sono discordanti?

   
Cominciamo dalla prima domanda. Innanzitutto, chiariamo bene un punto: la nostra intera vita quotidiana, tutti i giorni, dipende da innumerevoli atti di fiducia, più o meno consapevole, che investiamo negli altri. Quando compriamo delle uova, non ci preoccupiamo di verificare in prima persona che non siano infette da salmonella. Ci fidiamo di una filiera controllata, di autorità e, in ultima analisi, che esistano persone che effettuano verifiche tecniche a nostra garanzia, anche e nemmeno sappiamo quali. Se beviamo un bicchiere d’acqua, ci fidiamo del fatto che la carica microbiologica che ingeriamo sia nulla o comunque innocua; non ci preoccupiamo certo della presenza di batteri colifecali in ciò che ingeriamo. Entrando in casa o passando su un ponte, abbiamo fiducia nel fatto che non avverranno crolli, senza preoccuparci di verificarne ogni volta l’assetto statico.
La fiducia, a ben vedere, è alla base della nostra vita e delle nostre azioni; ma come scegliamo su chi o cosa investirla?

   
Per un piccolo insieme di fenomeni che conosciamo in prima persona, ci fidiamo della nostra esperienza diretta, specie se ripetuta: abbiamo bevuto quell’acqua fino a ieri senza problemi, ci fidiamo del fatto che le cose continueranno così e quasi sempre abbiamo ragione. Tuttavia, nella più parte dei casi noi non abbiamo mai incontrato prima nulla di ciò di cui oggi ci parlano gli scienziati; l’effetto di un vaccino sulla nostra salute futura, per esempio, è una cosa che non verificheremo mai direttamente, particolarmente se il vaccino funziona bene, perché non abbiamo modo di vedere cosa avviene nell’infinitamente piccolo mondo in cui si svolge l’azione principale di un virus, e anche se avessimo questa possibilità, molto probabilmente la scena sarebbe per noi difficilmente comprensibile e il momento sarebbe quello sbagliato.

  
Come possiamo quindi decidere a chi accordare la nostra fiducia, se dobbiamo scegliere fra chi ci implora di vaccinare il nostro bambino, e chi invece ci scongiura di non farlo?
La risposta potrà sorprendere, ma la fiducia va accordata a chi, fra i sostenitori di tesi contrapposte, offre qualche strumento per invalidare le proprie affermazioni. La base della fiducia, infatti, è radicata nell’onestà con cui le informazioni sono fornite; e il massimo dell’onestà consiste nel fornire dati e analisi che hanno portato a una certa conclusione, perché qualcun altro sia messo nelle condizioni che consentano di contraddirci se abbiamo torto. Questo è esattamente il metodo della discussione scientifica: fornire agli altri tutto ciò che serve a rovesciare le nostre conclusioni, proprio partendo da ciò che abbiamo usato per costruirle. 

  
Quindi come scegliere di chi fidarci, fra ricercatori o sedicenti tali che espongono le proprie tesi? La risposta, a questo punto, dovrebbe essere chiara: scegliamo non chi ci dice “fidatevi”, ma chi ci fornisce i mezzi per essere contraddetto.

   
Questo significa chi fornisce dati e loro fonte, metodo attraverso cui sono stati ottenuti e dettagli della loro analisi; e in aggiunta, ci espone il tutto in maniera tale che possiamo con sicurezza comprendere ogni passaggio, dall’inizio alla fine. Nella maggior parte dei casi, naturalmente, non potremo ripetere le misure alla base dell’ottenimento dei fatti da cui si parte; potremo, tuttavia, verificare che quei fatti siano coerenti con le conclusioni, che non vi siano vizi di campionamento, che non ci siano difetti di logica e matematica, e infine che non vi siano tesi alternative ottenibili con la stessa forza da quegli stessi fatti.

   
Come noi e meglio di noi, lo potranno fare altri esperti del campo; e questo formerà il consenso scientifico su una certa affermazione. Si tratta, a ben vedere, di un consenso molto diverso da quello sociale riscontrato da molti scienziati, i quali raccolgono pareri concordi di una gran massa di persone, che non si sono accertate anche solo della mera possibilità di fare le verifiche di cui sopra, e si sono invece limitate a scegliere autorevoli figure sulla base di curriculum, H index, titoli o altro. 

    
Consenso sociale e consenso scientifico sono tuttavia molto diversi e diversa ne è la solidità di fronte alla realtà dei fatti; e se crediamo di usare il primo come surrogato del secondo, allora sì che nessuno, a breve, avrà più alcuna fiducia nei ricercatori.