C'è cotone sulla Luna

L'esperimento cinese sulla sonda Chang'e-4: per la prima volta una pianta germoglia su un corpo celeste diverso dalla Terra. Chissà se Pechino ha già pensato di fregare Trump trasformando il satellite in una nuova Cotton Belt

Enrico Cicchetti

Dove non arriva la tecnica, arriva la fantasia. Già nel 1865 Jules Verne anticipava lo storico allunaggio avvenuto realmente oltre cento anni dopo, il 20 luglio 1969. Poi nei primissimi anni del Novecento furono le estasianti scenografie di Georges Méliès a fare schiantare il primo razzo nell'“occhio” del nostro satellite e a farci vedere – materialmente – il primo “Voyage dans la lune“, tra funghi giganti, cascate e mostri con le chele da granchio al posto delle mani. Negli anni Sessanta la Atlas era una casa editrice che produceva un sacco di fumetti di fantascienza. Tra le nuvolette di quella che oggi conosciamo come Marvel comparì anche un albero proveniente dalle profondità dello spazio e capace di parlare. Anche se il suo bagaglio linguistico è limitato a tre semplici parole: “Io sono Groot”. Oggi la tecnica si prende una rivincita sulla fantasia: una piantina di cotone ha germogliato sulla Luna. Lei però non parla.

    

È il primo vegetale a nascere su un corpo celeste diverso dalla Terra. Made in Moon, insomma, ma anche made in China: nata da un seme portato sul lato nascosto del satellite dalla missione cinese Chang'e-4, la piantina è custodita in una mini serra insieme a uova di moscerino della frutta, a semi di patata e di Arabidopsis, una pianta da fiore della famiglia della senape praticamente inutile a livello agronomico ma molto studiata in quanto organismo modello per le scienze vegetali anche per la semplicità con la quale si possono produrre varietà transgeniche (non ditelo ai vostri amici grillini). Nessuna notizia, per ora, delle altre piante ma l'agenzia spaziale cinese Cnsa e l'Advanced Technology Research Institute dell'Università di Chongqing hanno pubblicato le prime immagini del germoglio di cotone, emerso da un reticolo di lattice dopo che il lander ha toccato il suolo vicino al polo sud lunare all'inizio di questo mese.

   

    

È la prima volta che gli esseri umani fanno esperimenti di crescita biologica sulla superficie lunare”, spiega Xie Gengxin, che ha guidato la progettazione dell'esperimento condotto da 28 università cinesi. Il record per la prima pianta coltivata nello spazio spetta invece all'equipaggio della stazione spaziale russa Salyut-7, che agli inizi degli anni Ottanta riuscì a far fiorire e produrre nuovi semi a una Arabidopsis. La stessa coltivata anche a bordo della Stazione spaziale internazionale. Dove nel 2012 l'astronauta Donald Pettit, in un esperimento personale, riuscì a far nascere delle piantine di broccoli, girasole e zucchine dentro semplici buste di plastica con chiusura a pressione. Non ne nacquero mai dei frutti ma un surreale blog, Diary of a Space Zucchini.

   

Foto via Nasa


  

I semi sul Chang'e sono stati sottoposti a un trattamento biologico per rimanere dormienti nei 20 giorni di viaggio dalla Terra alla Luna. La loro crescita è cominciata quando il centro di controllo sulla Terra ha inviato un comando e iniziato a irrigare a distanza la serra. L'obiettivo dell'esperimento è ricreare una piccola biosfera, un ecosistema artificiale e autonomo, per testare la possibilità di coltivare frutta e verdura su altri pianeti. Per il sostentamento di ipotetiche future colonie umane. Sono infatti previste altre quattro missioni lunari cinesi: Chang'e 5, che verrà lanciato entro la fine dell'anno, sarà la prima sonda dagli anni Settanta a riportare campioni della Luna sulla Terra. Wu Yanhua, vice capo della Cnsa, in una conferenza stampa ha spiegato che la serie di missioni getterà le basi per la costruzione di una base di ricerca lunare, possibilmente utilizzando la tecnologia di stampa 3D per costruire strutture. Ed è subito, di nuovo, fantascienza.

     

Fra l'altro il cotone è sotto i riflettori da quando la Cina ha annunciato ad aprile di valutare una tariffa del 25 per cento sull'import dagli Stati uniti, in rappresaglia per le misure punitive di Washington sui beni del Dragone. “Nel breve termine, la Cina sostituirà il cotone statunitense con quello proveniente da Brasile, Australia e India. A più lungo termine, cercherà di fare più affidamento sulla produzione domestica”, aveva spiegato al South China Morning Post Ma Wenfeng, analista senior di Beijing Orient Agribusiness Consultants. Chissà se Pechino ha già pensato di fregare Trump nella guerra commerciale trasformando il lato oscuro della Luna in una nuova Cotton Belt.

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