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Venticinque luglio

Roberto Defez

La morte di Marchionne, il Manifesto della razza, una sentenza sugli Ogm. Tre eventi sconnessi, un filo comune

Il 25 luglio sono accaduti tre eventi sconnessi, ma legati da un filo comune: la scomparsa del timoniere di Fca Sergio Marchionne; la lettera del presidente della Repubblica Mattarella per gli 80 anni del Manifesto della razza; la sentenza della Corte di giustizia europea su come regolamentare le piante derivanti dalle tecnologie di genome editing. Cominciamo dall’ultimo punto, di certo il più ostico.

 

Per diecimila anni l’uomo ha selezionato le piante, prendendo i semi migliori per piantarli l’anno seguente. Spesso questi semi erano dei mutanti della generazione precedente, sempre un po’ migliori, sempre più adatti al luogo di coltivazione. Poi ciclicamente arrivava un parassita che devastava le coltivazioni, ma qualche pianta (mutata) sopravviveva e dava i semi da piantare l’anno seguente in un costante alternarsi di buoni raccolti e devastanti carestie. Nel Dopoguerra ci siamo affrancati dalle ricorrenti carestie aumentando la frequenza delle mutazioni, per coltivare migliaia di piante più produttive e resistenti ai patogeni. Da due miliardi di esseri umani siamo diventati sette miliardi e mezzo con un’aspettativa di vita migliore e più lunga. Inoltre le persone affamate sono scese dal 36 per cento all’11 per cento. Ma oggi le sfide sono diminuire l’uso di agrofarmaci, il consumo di acqua e fertilizzanti, per produrre cibi più sani tutelando la biodiversità. Per farlo siamo diventati più precisi e invece delle mutazioni (che avvengono a caso nel Dna) abbiamo spostato geni da una pianta resistente a una che soccombeva a un parassita. Solo queste piante hanno incontrato l’ostilità del pubblico (e dei produttori di pesticidi) e hanno preso il nome infamante di Organismi geneticamente modificati.

 

Ogm, una sigla che genera allarme e che l’Europa ha (quasi) rifiutato di coltivare, ma che importa per tre milioni di tonnellate al mese. Per superare la paura degli Ogm, la ricerca ha elaborato una nuova tecnica che migliora le piante senza spostare Dna da un organismo all’altro: una sorta di autotrapianto. Il genome editing è come una correzione di un testo word scritto al computer, la pianta ottenuta può essere identica a una mutata spontaneamente e raccolta da un agricoltore del Neolitico. La Corte di giustizia europea, chiamata a valutare come regolamentare le piante mutate da genome editing, le fa cadere nella definizione di Ogm, nella casta degli intoccabili. La Corte non ha sbagliato, ha solo spiegato cosa detta una legge del 2001: la preistoria per la genetica vegetale.

 

Sempre di piante si tratta, identiche a quelle precedenti, ma anche molto più tecnologiche. Anche la Fiat produceva autovetture, ma quando le produceva prima di Marchionne stava fallendo. Poi il manager l’ha fusa con una seconda azienda decrepita (Chrysler) e ne è nata una che fa utili e dà lavoro. E’ sempre un’azienda automobilistica, ma diversa: Marchionne è stato ruvido con la Cgil e ha ripudiato Confindustria, ma oggi Fca è viva. In qualche modo ha creato un Ogm, simile ma diverso da chi lo ha preceduto, più adatto al nuovo ambiente industriale, frutto di un salto tecnologico e culturale.

 

Ma i salti si possono fare anche all’indietro, come hanno fatto gli scienziati italiani 80 anni fa firmando il vergognoso “Manifesto della razza”. Un manifesto che esaltava una presunta razza italiana, figlio sempre dell’ossessione per la purezza genetica, un orgoglio ottuso e insensato ma comodo per chi avrebbe preso i posti dei docenti ebrei rimossi.

Vecchi egoismi si annidano in ognuno di noi. I Marchionne arrivano per ricordarci che senza innovazioni diventeremo solo importatori di automobili estere, così come oggi importiamo i semi che piantiamo. La sentenza della Corte consente all’Europa di chiudersi in ulteriori decenni di buio culturale e tecnologico, costringendo i nostri giovani più intelligenti a emigrare dove si può fare ricerca. Importeremo semi ed esporteremo cervelli, non saremo più “puri” e saremo più poveri.

 

Roberto DefezCnr di Napoli