Il riscadamento globale? Potrebbe essere anche colpa dei vegetariani
Roma. Se smetti di mangiare la carne vivrai una settimana in più, ma in quella settimana farà un caldo della madonna. Parafrasando Woody Allen, pare che se dovessimo diventare tutti vegetariani il pianeta Terra si trasformerebbe in un posto poco frequentabile, sicuramente ad alta temperatura, tipo l’inferno proprio alleniano in “Harry a pezzi”. Ad arrivare a questa conclusione è uno studio della Carnegie Mellon University, secondo cui mangiare molta verdura e frutta forse farà bene alla salute umana, ma fa malissimo all’ambiente, perché l’insalata e le melanzane per essere coltivate e trasportate in giro per il mondo emettono più anidride carbonica, consumano più acqua e richiedono più energia dei soliti, colpevolizzati bovini.
Lo studio, opera di tre ricercatori, Paul Fishbeck, Michelle Tom e Chris Hendrickson, mette a confronto la quantità di derivante dalla produzione di 1.000 calorie di diversi alimenti, vegetali e animali. Diversamente dalla vulgata comune, secondo cui allevare mucche e maiali porterà alla scomparsa della specie umana, “mangiare lattuga produce gas serra in quantità tre volte maggiore rispetto al mangiare pancetta” dice al sito dell’università Fishbeck, docente di politiche pubbliche e ingegneria alla Carnegie Mellon. Infatti “molte verdure richiedono più risorse energetiche per caloria di quanto potreste pensare”. In particolare, “melanzane, sedano e cetrioli fanno molto peggio di maiale e pollo”. La ricerca parte dalle linee guida del Dipartimento dell’Agricoltura americano, il piano che viene rilasciato dal governo degli Stati Uniti ogni cinque anni. Le linee guida del 2010, le ultime disponibili, invitavano tutti a ingerire meno calorie, soprattutto a mangiare più frutta e verdura e pesce e meno carne e grassi e proteine animali. Le linee-guida salutiste poi si erano sovrapposte alle raccomandazioni della famiglia Obama, al Kids Act del 2010 sulle mense scolastiche senza schifezze, al piano Let’s Move per giovani americani meno ciccioni e più atletici, con la first lady in prima linea per una gioventù senza pappagorge, e alla narrazione ortofrutticola obamiana con semine e raccolti presidenziali.
[**Video_box_2**]Pare però che il fattore-lattuga sia stato sottovalutato: lo studio della Carnegie Mellon misura ora le conseguenze sull’ambiente che si avrebbero se si seguissero le famigerate linee guida, cioè sostituire calorie animali con frutta e verdura fresche. Così facendo si avrebbe "un aumento del 38 per cento del consumo di energia, del 10 per cento di acqua, e del 6 per cento di gas-serra". "Questi risultati forse non scontati" - dice la ricerca - "derivano dall’alto uso di risorse e di emissioni per calorie" di alcuni cibi. “C’è una relazione complessa tra dieta e ambiente” commenta un’altra ricercatrice che ha preso parte allo studio, Michelle Tom. “Ciò che è buono per la salute non sempre è meglio per l’ambiente”, prosegue. “E’ importante che i decisori pubblici siano consapevoli di questa inconciliabilità, quando sviluppano linee guida sulla dieta dei cittadini”. Intanto lo studio fa infuriare il consensus anti-carnivoro; qualcuno sostiene che in realtà la ricerca sia tendenziosa e fuorviante, perché non si può paragonare l’apporto calorico di vegetali e carne: per ottenere 1.000 calorie, l’equivalente di due fette di bacon, bisogna mangiarne una cassa intera, di lattuga. Un’opzione che non salverà il pianeta, e neanche il nostro intestino se la passerà molto bene.