Una scena del teletrasporto in Star Trek

Dal sogno all'incubo: Facebook pensa al teletrasporto

Maurizio Stefanini
L'annuncio fantascientifico di Mike Schroepfer, direttore tecnico del colosso di Mark Zuckerberg: "Entro il 2025 sarà completato il primo apparato"

“Teletrasportami Facebook”, è lo slogan che entro 10 anni potrebbe diventare realtà, a partire dal clamoroso annuncio che è stato fatto al Dublin Web Summit da Mike Schroepfer, direttore tecnico del colosso di Mark Zuckerberg. “Entro il 2025 vorremmo realizzare un teletrasportatore, ha detto a Business Insider. “Facebook vuole fabbricare un apparato che ci permetta di essere in qualunque luogo che vogliamo, con chiunque, senza l’ostacolo dei limiti geografici”. 

 

“Beam me up, Scotty”, è la frase-tormentone che il Comandante Kirk di "Star Trek" rivolge in continuazione all’ufficiale ingegnere dell’astronave Enterprise, e che nel 2007 un referendum tra i lettori del sito elesse come terza frase cinematografica più usata nella vita di tutti i giorni. E’ un antico sogno della fantascienza, quello del meccanismo che permetterebbe il trasporto istantaneo della materia attraverso lo spazio da un luogo all'altro. Prima ancora di "Star Trek” e del successivo “Stargate”, il pioniere dell’idea fu addirittura nel 1877 lo scrittore inglese David Page Mitchell, nel cui racconto “The Man Without a Body” uno scienziato scopriva un metodo per disassemblare gli atomi di un gatto e trasmetterli via telegrafo. Quasi cent’anni fa, la storia di un sistema in grado di trasmettere via etere corpi da una cabina di partenza a una ricevente fu al centro di un pionieristico esempio di fantascienza all’italiana: “L’esperienza di Donati”, scritto da Ettore Santi e pubblicato dalla “Domenica del Corriere” dell’11 marzo 1906. Un sogno che, ovviamente, può anche trasformarsi in un incubo, come nel racconto del 1957 di George Langelaan “La mouche”. Stesso titolo del film del 1958, “The fly”, che ebbe anche due sequel, e  del remake del 1986, anch’esso con un sequel. Conosciuta invece nella sua prima trasposizione italiana come “l’esperimento del dottor K”, parla appunto di uno scienziato che durante un esperimento di teletrasporto non si accorge che una mosca è entrata nella cabina e che i suoi atomi si mescolano orribilmente con i suoi. In “Star Trek” il teletrasporto lavora sulle brevi distanze, e serve a sbarcare sui pianeti cui ci si è avvicinati in astronave. In “Stargate” va invece addirittura da una galassia a un’altra, alla scoperta di un pianeta che assomiglia in modo impressionante all’antico Egitto.

 

Insomma, sembrerebbe il massimo dei voli di fantasia. Invece, molti scienziati stanno lavorando da tempo all’ipotesi. Ma sia la fisica quantistica sia la teoria della relatività generale ammettono che il sogno di Stargate possa divenire una realtà in futuro. E’ definito “teletrasporto quantistico”, un fenomeno di apparente azione istantanea a distanza descritto dal paradosso Einstein-Podolsky-Rosen, ed è chiamato ponte di Einstein-Rosen, un tipo di costruzione  matematica che prevede la possibilità di uno spostamento da un punto all'altro dello spazio o del tempo attraverso dei buchi neri.

 

[**Video_box_2**]Possibile che Facebook pensi sul serio di arrivare a qualcosa del genere in appena 10 anni? In realtà il progetto esposto da Schroepfer è piuttosto vago e la maggior parte di chi lo ha analizzato lo ha inteso piuttosto nel senso di una nuova frontiera della realtà virtuale, sul percorso intrapreso da Oculus Rift. Gli occhiali dovrebbero dunque arrivare a ingannare i sensi fino a offrire un’immersione reale nell’universo virtuale. Già nel secondo trimestre del 2016, Facebook dovrebbe lanciare il sistema di Oculus Touch che permette all’utente di interagire con gli oggetti del mondo virtuale come se fossero reali. Obiettivo successivo: un sensore che consente a un nostro alter ego virtuale di esprimere le nostre stesse emozioni. Insomma, più che in “Star Trek” o “Stargate” qui staremmo dalle parti di “Avatar”, se non di “Matrix”. Al solito, forse più incubi che sogni. Ma d’altronde non bisogna mai porre limiti alla capacità della fantascienza di ispirare la tecnologia: dal sottomarino di Jules Verne allo skateboard volante che è stato effettivamente realizzato nell’anno di “Ritorno al Futuro Parte II”.      

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