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I dati

Campagna contro il Covid indietro rispetto all’Europa, ma il nuovo governo tace

Giovanni Rodriquez

Né Meloni, né il ministro della Salute Schillaci si sono ancora espressi sui vaccini, nonostante i suggerimenti dell’Agenzia europea del farmaco: così la quarta dose è stata somministrata solo al 2,4 per cento della platea, ben al di sotto della media europea. Tra le altre grandi nazioni fa peggio di noi solo la Spagna

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Che fine ha fatto la campagna vaccinale contro il Covid? Con l’arrivo del nuovo governo l’interesse per la somministrazione di questi vaccini sembra sia stato riposto definitivamente nel dimenticatoio. Né la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, né il ministro della Salute Orazio Schillaci si sono ancora espressi su questo. È stata anche bloccata una circolare ministeriale con la quale si fornivano finalmente indicazioni alle regioni su come affrontare la pandemia in vista dell’autunno-inverno 2022-2023 e si provava a ridare slancio alla campagna di vaccinazione. Fatto sta che, giunti ormai a novembre, tutto tace, mentre il nostro paese scivola sempre più giù nella classifica europea dei richiami vaccinali effettuati. Stando agli ultimi dati Ecdc risalenti allo scorso 27 ottobre, infatti, l’Italia si piazza al ventesimo posto per numero di quarte dosi somministrate alla popolazione generale.

 

Ormai dallo scorso 23 settembre nel nostro paese la campagna vaccinale per le quarte dosi di vaccino contro il Covid è stata estesa a tutti gli over 12. I nuovi vaccini bivalenti possono essere utilizzati anche per offrire una quinta dose agli immunodepressi (per cui il ciclo primario era di tre dosi e hanno già ricevuto la quarta). Eppure, dopo il successo del 2021 che ha fatto sì che con il governo Draghi l’Italia arrivasse a registrare una delle migliori campagne vaccinali dell’intero occidente in termini di adesioni, anche grazie alle misure intraprese su obbligo vaccinale e green pass, oggi il dato dei secondi richiami si ferma appena al 2,4 per cento, ossia circa un terzo rispetto alla media europea del 7,7 per cento. La distanza è abissale rispetto alle prime tre nazioni ossia Belgio (26,5 per cento), Svezia (22,7 per cento) e Finlandia (17,4 per cento). Siamo molto distanti anche da altri big europei come Portogallo (13,9 per cento), Germania (10,8 per cento) e Francia (9,9 per cento). L’Italia segna il passo anche in confronto a molti paesi dell’est Europa come Polonia (6,1 per cento), Estonia (5,3 per cento), Repubblica Ceca (4,2 per cento) e Ungheria (3,6 per cento).

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Tra le altre grandi nazioni europee fa peggio di noi solo la Spagna ferma allo 0,6 per cento. Una misera consolazione.  Come si spiega questo crollo? In parte a pesare sarà stata quella che l’Ema ha definito “stanchezza vaccinale”, ma anche una “percezione a basso rischio della malattia tra molte persone”. Proprio per questo l’Agenzia europea del farmaco sottolineava come “le campagne di vaccinazione dovrebbero tenere conto dell’impatto delle dosi ripetute di richiamo sull’accettazione e sull’assorbimento del vaccino nella popolazione generale”. Da qui il consiglio a prepararsi a fare più promozione e informazione sul ruolo di una futura quarta dose e sull’impatto della malattia. Tutti consigli al momento non recepiti dal governo Meloni che, sul tema Covid, si è impegnato esclusivamente nel reintegro anticipato degli operatori sanitari no vax sul luogo di lavoro e sul tentativo, per il momento senza riscontri concreti, di bloccare le multe per quegli over 50 che non hanno adempiuto all’obbligo vaccinale. Iniziative che lasciano bene intendere l’atteggiamento del nuovo esecutivo su questo tema e nulla che lasci sperare in un repentino cambio di rotta.
 

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