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Ecco cosa serve per tenere sotto controllo l'epidemia di vaiolo delle scimmie

Enrico Bucci

Diffusione, modi di trasmissione e tempi di incubazione. Alcuni aggiornamenti basati sulle ricerche

Come consuetudine, è arrivato il momento di dare qualche aggiornamento circa la nuova epidemia di vaiolo delle scimmie attualmente in corso. Innanzitutto, un aggiornamento sulla diffusione del virus: al momento in cui scrivo, vi sono nel mondo oltre due migliaia di casi fra accertati e sospetti, ampiamente distribuiti fra moltissime nazioni diverse, fra cui almeno una trentina al di fuori dell’Africa e almeno otto in Africa. Si tratta in larghissima maggioranza di uomini, particolarmente di uomini che praticano sesso con altri uomini (MSM), prevalentemente tra i 20 e i 40 anni; da questo punto di vista, non vi sono cambiamenti di rilievo. Finora, non vi è stato nemmeno un singolo decesso riportato al di fuori dell’Africa, mentre in quel continente, secondo gli ultimi dati dell’OMS, vi sono stati 72 morti fra i casi sospetti o confermati a partire dal gennaio 2022.

 

Vi sono poi novità di rilievo circa i possibili modi di trasmettere il virus: sia in Italia sia in Germania è stato trovato ad alta frequenza il DNA e il virus nel liquido seminale dei soggetti infetti analizzati. Ciò non è particolarmente sorprendente, visto che quei soggetti presentavano viremia e considerato che la barriera ematotesticolare, soprattutto in condizioni infiammatorie, è relativamente permeabile, tanto che almeno altri 27 virus sono stati ritrovati nelle gonadi maschili e nel liquido seminale; tuttavia, la dimostrazione che questo virus è rintracciabile anch’esso ad alti livelli nello sperma pesa a favore dell’ipotesi di una possibile trasmissione anche per via sessuale, e non solo per semplice contatto, coerentemente con i dati epidemiologici sin qui raccolti.

 

Analizzando alcuni casi in Olanda, inoltre, si è giunti ad una prima definizione del tempo di incubazione del virus. Utilizzando la data presunta di esposizione e il tempo dall’insorgenza l'insorgenza dei sintomi per 18 casi confermati rilevati nei Paesi Bassi fino al 31 maggio 2022, il periodo di incubazione medio è risultato essere di 8,5 giorni, in un intervallo compreso tra 4,2 e 17,3 giorni (dal 5° al 95° percentile). Questo dato, in linea con le stime ottenute duranti precedenti epidemie, è particolarmente rilevante ai fini della valutazione dell’efficacia di una quarantena di 3-4 settimane, come al momento previsto nei vari paesi che hanno emanato regole in merito. Secondo i ricercatori, la percentuale stimata di casi di vaiolo delle scimmie che svilupperebbero sintomi dopo la conclusione di un periodo di quarantena di 21 giorni è di circa il due percento; ciò indica che il periodo di quarantena attualmente previsto dovrebbe essere sufficiente, visto che la risoluzione dei sintomi per questo virus (bolle, papule e ulcere) si accompagna con l’abbattimento dell’infettività. Questi sono i più rilevanti dati sperimentali acquisiti, ma uno studio importante di modelling epidemiologico aggiunge elementi di rilievo alla nostra comprensione per quanto riguarda l’innesco dell’attuale epidemia.

 

Utilizzando un modello di trasmissione adattato ai dati empirici sul numero di rapporti sessuali per individuo in un dato periodo di tempo nel Regno Unito, hanno dimostrato che il modo in cui i rapporti sessuali sono distribuiti nella popolazione, con una piccola frazione di individui che ha un numero sproporzionato di partner, può spiegare la crescita sostenuta di casi di vaiolo delle scimmie tra la popolazione MSM, nonostante in passato non si sia mai osservato niente del genere. Gli stessi risultati suggeriscono inoltre che il numero di riproduzione di base (R0) per il vaiolo delle scimmie nella rete di contatti sessuali MSM possa essere sostanzialmente maggiore di 1 in un ampio ventaglio di ipotesi realistiche, che tengano conto di diverse possibilità per quel che riguarda l’infettività del virus e altri importanti parametri non ancora noti. Questo significa che, all’interno di determinate comunità con individui sessualmente molto promiscui, la trasmissione del virus può essere di molto più alta rispetto a quanto derivato da precedenti stime, in cui R0 era stato ottenuto guardando ad episodi di zoonosi e di trasmissione non legata ad attività sessuale. Secondo gli autori, la trasmissione autosostenuta sull'intera rete sessuale non MSM o attraverso vie non sessualmente associate sembra meno probabile, sebbene un numero sostanziale di casi possa ancora essere osservato se l'epidemia continua a crescere fra coloro che per il proprio comportamento sessuale sono a più alto rischio di trasmissione.

 

Trasmissibilità alta in presenza di contatti non omogeneamente distribuiti, virus nel liquido seminale e diverse settimane di incubazione dovrebbero tutti spingere a messaggi mirati di salute pubblica e supporto per le persone con un gran numero di partner sessuali sono assolutamente necessari per tenere sotto controllo l'epidemia.

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