le prossime misure

Sul green pass il governo deve decidere: estenderlo o sospenderlo?

Giovanni Rodriquez

A partire da marzo potrebbe cambiare la durata della certificazione verde: sul tavolo anche l'ipotesi di una sua possibile sospensione in estate

Il green pass ha ancora un futuro? Questa è la domanda alla quale il governo è chiamato a rispondere nelle prossime settimane. A partire dal prossimo marzo, infatti, la certificazione della durata di sei mesi inizierà a scadere per le persone fragili, gli operatori sanitari e gli over 80 che per primi hanno ricevuto la terza dose a partire dalla fine di settembre. 

Oggi sono iniziate a circolare voci circa una possibile decisione da parte di Palazzo Chigi di riconoscere una durata “illimitata” della certificazione per chi abbia già ricevuto il booster, in attesa dei pareri definitivi dell’Ema e dell’Aifa sulla possibile somministrazione di una quarta dose di vaccino. Dal ministero della Salute fanno però sapere che si tratta solo di “fughe in avanti”, dal momento che nulla è stato ancora deciso in tal senso. Tra l’altro una durata “illimitata” della certificazione comporterebbe non pochi problemi sotto il profilo giuridico visto che si parla di uno strumento per sua stessa definizione emergenziale.

Si starebbe invece lavorando a un nuovo prolungamento della durata del green pass che potrebbe arrivare a 9 mesi, 12 mesi o anche oltre. Prima di poter prendere questa decisione sarà in ogni caso necessario avere un parere del Comitato tecnico scientifico (Cts) che sul punto non si è ancora espresso. L’intento potrebbe essere quello di prolungare la durata del green pass per chi ha ricevuto la terza dose, allentare progressivamente le misure più stringenti, per poi traghettare gradualmente il paese verso un superamento dell’intero sistema di certificazione. Una decisione di questo tipo potrebbe essere motivata innanzitutto alla luce del fatto che a oggi non abbiamo ancora certezze riguardo la durata della copertura della terza dose che potrebbe superare i 4-5 mesi del ciclo primario. A fine marzo, inoltre, si sarebbe ormai proiettati verso la primavera-estate in un contesto epidemiologico che, con ogni probabilità, anche quest’anno sarà ben diverso rispetto a quello registrato negli ultimi due mesi, con un livello di incidenza ben più gestibile e una pressione sulle strutture ospedaliere sensibilmente meno preoccupante.

In questo modo, tra l’altro, l’Italia andrebbe ad allinearsi con quanto già deciso proprio questa settimana a Bruxelles sulla durata del green pass europeo di 9 mesi, creando in tal senso meno squilibri e disagi anche per tutti quei turisti che decideranno di visitare il nostro paese durante la prossima stagione turistica. A quel punto, estendendo ad almeno 9 mesi la durata della certificazione, si riuscirebbe a guadagnare tempo perlomeno fino a giugno, in modo da poter avere anche un quadro più preciso da parte dell’Ema sull’eventuale necessità o meno di ricorrere alla quarta dose e, con più calma, valutare in estate la possibilità di lasciarsi alle spalle – almeno per il momento – il sistema del green pass, andando così verso un richiamo annuale del vaccino che, come per l’anti influenzale, si potrebbe somministrare a partire da ottobre. 
Del resto, in tal senso già l’Ema la scorsa settimana era stata chiara sottolineando come “la somministrazione di più dosi di richiamo a brevi intervalli non è un approccio sostenibile a lungo termine. E’ necessario sviluppare una strategia a lungo termine per gestire il Covid in futuro”. 

L’unica nota di dubbio su questo fronte proviene da Israele, dove si sta ulteriormente estendendo l’offerta di una quarta dose a tutti gli over 18 alla luce dei dati che parlano di una protezione contro la malattia grave aumentata di 3-5 volte e una protezione dall’infezione raddoppiata rispetto allo scudo prodotto dalle prime tre dosi. Di contro l'Ema nell’ultimo briefing ha sottolineato come a oggi pare non ci siano “prove della necessità di una quarta dose nella popolazione generale con gli attuali vaccini contro il Covid”. Di certo il governo sarà chiamato in tempi stretti a pronunciarsi, entro metà febbraio dovrà infatti comunicare il da farsi a quelle persone che già a marzo, seppur vaccinate con tre dosi, rischiano di vedersi tagliate fuori dal sistema italiano di green pass.
 

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