(foto EPA)

editoriali

Anche la Svezia sceglie le restrizioni

Redazione

O vaccini o limitazioni. Retromarcia del paese simbolo del laissez-faire

Esiste un solo approccio per contrastare il Covid: la vaccinazione. E questo vuol dire non solo avere un alto numero di coperture vaccinali ma anche correre con le somministrazioni delle terze dosi. L’alternativa sono le misure restrittive. Funziona così ovunque. E, a confermare questa tesi, arrivano le nuove decisioni annunciate dalla Svezia, la stessa nazione che negli ultimi anni era diventata simbolo dell’assenza di restrizioni. Qui, per far fronte alla nuova impennata di casi, e per ridurre la pressione sul sistema ospedaliero, a partire dall’11 gennaio vengono introdotte ulteriori limitazioni come il dover esibire un pass vaccinale per partecipare a fiere ed eventi con più di 50 persone, la chiusura entro le ore 23 per bar e ristoranti con un limite di otto persone per tavolo e il mantenimento di un metro di distanza interpersonale. Oltre a questo si sconsigliano assembramenti, la partecipazione a cene e feste con più persone, spostarsi con i mezzi pubblici in orari diversi da quelli di punta e si invita a lavorare da casa ogni volta che questo è possibile.

Tutto ciò si è reso necessario dal momento che le statistiche mostrano come la malattia grave dovuta al Covid sia in forte aumento tra le persone non vaccinate, sia in terapia intensiva sia in regime di ricovero ordinario. Mentre sono ancora basse tra le persone vaccinate. Il numero di unità di terapia intensiva occupate ogni 100 mila abitanti è dodici volte superiore tra le persone non vaccinate che tra le persone vaccinate. Attualmente, l’80 per cento della popolazione di età superiore ai 65 anni ha ricevuto tre dosi di vaccino, ma ci sono più di 1,3 milioni di persone di età superiore ai 12 anni che non hanno ricevuto alcuna dose. In tal senso l’Agenzia svedese per la sanità pubblica è tornata a ribadire che “più persone devono essere vaccinate perché i vaccini forniscono un’ottima protezione contro malattie gravi e morte. Siamo in una situazione in cui la diffusione del contagio è in forte aumento. Per rallentare la diffusione dell’infezione è quindi necessario ridurre i contatti tra la popolazione”. Il messaggio di fondo quindi è chiaro: non esistono scorciatoie, l’alternativa ai vaccini sono le restrizioni.

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