Covid, a Roma i primi vaccini pediatrici. Zingaretti: "Vaccinare i figli è un atto d'amore"

Gianluca De Rosa

Parte la campagna per i più piccoli, nella Capitale sono circa mille le inoculazioni fatte a fine giornata. Il primo vaccino a un bambino fragile di 5 anni. D'Amato: "Puntiamo al 75 per cento di immunizzati"

Sentire la fanfara della polizia di stato intonare le canzoncine di Natale è un po’ strano. Eppure l’effetto è piacevole. Sarà la musica, saranno i clown e i babbi natali, saranno i palloncini colorati che ornano l’ingresso, fatto sta che fuori dal padiglione “Di Raimondo” dell’Istituto nazionale di malattie infettive Lazzaro Spallanzani c’è un clima allegro. Quasi gioioso. Oggi, nel primo pomeriggio, sono partite qui le vaccinazioni pediatriche per i bambini nella fascia 5-11 anni. Alle 14.30 i primi genitori con bimbi al seguito sono stati accolti da clown e regalini. Alle 15 erano stati vaccinati i primi cinque bimbi di Italia. Il primo in assoluto un bambino fragile di 5 anni. A fine giornata, aggiungendo ai 70 dello Spallanzani i vaccinati negli altri punti, si è arrivati a circa mille inoculazioni pediatriche. 

       

“I bambini – dice il governatore Nicola Zingaretti dopo una breve visita all’interno della struttura - si stanno vaccinando con il sorriso sulle labbra. Voglio ringraziare lo Spallanzani, la polizia di Stato per questa atmosfera: è una festa della vita, del coraggio e del futuro. Faccio un appello alle mamme e ai papà: vaccinare i figli è un atto d'amore”. L’assessore alla Sanità Alessio D’Amato, piuttosto soddifatto, promette che anche per i bimbi si arriverà “al 75 per cento di immunizzati”. Il direttore generale dello Spallanzani Franceaco Vaia fa una faccia strana. L’assessore forse l’ha sparata grossa. Ma funziona così, per arrivare a grandi risultati bisogna puntare all’impossibile. Vaia mostra a tutti un disegno colorato di Babbo Natale che gli ha regalato un bambino. “Mi sono commosso”, dice.

 

A tutti i bimbi che vengono viene regalato dalla polizia un berretto e una renna pelouche. Fuori, nel cortile interno dove si aspetta il proprio turno, ci sono le sedie e i tavolini con i colori per disegnare, mentre medici e operatori sanitari travestiti da Babbo Natale porgono caramelle e regalini. Dentro a distrarre i bimbi e rendere la vaccinazione meno traumatica, oltre ai clown ci pensano le televisioni con i cartoni animati. 

 

Al termine dell’inoculazione il vero premio: l’attestato dell’avvenuta vaccinazione. Due bimbe lo mostrano fiere a fotografi e operatori. C’è atmosfera di riapertura delle scuole. E in fondo la vaccinazione serve anche a questo: a non richiuderle. “Così - dice una mamma - sono sicura di salvare mia figlia dalla malattia, ma soprattutto dal rischio di lasciarla di nuovo senza gli amici”. La pediatra Imma La Bella che dentro procede alle punture rassicura e scherza: “I bambini sono tranquilli. L’ambiente che è stato creato per accoglierli sta aiutando molto, un po’ più complicato è tranquillizzare i genitori”. Ma anche parlando con i papà, le mamme, i nonni e le zie che hanno portato qui i loro piccoli si percepisce un clima di fiducia quasi assoluta. “Io - racconta Rosa che insieme alla figlia ha accompagnato le nipotine - sono stata ricoverata per diversi giorni per colpa del Covid, sono stata molto male, ci siamo vaccinati tutti e stavamo aspettando solo questo momento per permettere di farlo anche alle bimbe”. 

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