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Se il potere delle Corti si sostituisce al politico

Ora evitiamo una pandemia giudiziaria

Rosaria Iardino

Diverse le denunce dei famigliari dei defunti da Covid contro operatori e strutture. Così si rischia di far implodere il sistema economico

Stanno incominciando a emergere le posizioni dei vari tribunali sparsi per l’Italia sulle denunce dei famigliari dei defunti da Covid-19 contro strutture, medici o dirigenti che hanno gestito la pandemia – soprattutto nella parte iniziale – e quasi tutte sottolineano che la mancanza di informazione sulla malattia e la mancanza di linee guida hanno indotto i medici a operare in totale atmosfera d’emergenza. Io credo che non si sarebbe nemmeno dovuti arrivare a questa fase, ovvero quella di denunciare quanti hanno messo a rischio anche la loro vita nell’esercizio della propria professione.

Mi è sembrato un approccio miserabile le cui finalità non sono sempre etiche, e ciò è tanto vero soprattutto in relazione alle parole di alcuni operatori delle Rsa coi quali ho avuto modo di confrontarmi in questi lunghi mesi, che raccontavano di come molti famigliari che in tv, sui giornali e sui social si stracciavano le vesti perché non potevano vedere i propri cari, fossero i primi a non presentarsi alle visite da mesi e talvolta anni. Non ci sono ovviamente solo gli sciacalli, ma proprio perché ad agire con denunce sono anche e soprattutto molte persone davvero per bene che però, nella totale assenza d’informazione, hanno voluto chiedere a un’autorità riconosciuta, quale è la procura, cosa fosse accaduto all’interno di quei luoghi di ricovero e cura nei mesi in cui tutto il modo era sotto scacco, che bisogna provare a fare chiarezza. Occorre ancora una volta cercare di fare corretta informazione dunque, e si può partire dal pensare a cosa accadrebbe se, per esempio, tutti coloro i quali a causa del rinvio di prestazioni sanitarie hanno pagato un prezzo in termini di peggioramento di qualità della propria vita o addirittura un peggioramento da un punto di vista clinico, iniziassero a denunciare. Imploderebbe il sistema economico. Questo è quanto. E quindi il ringraziamento va a chi si è fermato a riflettere e non ha denunciato, va alle procure che stanno mettendo un argine a questo fenomeno che poco ha a che fare con un’idea di stato dove la collettività tutta è grata a chi, in prima linea, ha cercato un modo, un farmaco o soltanto – che poi è moltissimo – di poter garantire un’assistenza dignitosa a quanti, purtroppo, dalle terapie intensive non sono usciti vivi.

C’è stato un momento in cui gli operatori sanitari sono stati definiti eroi e sono stati sostenuti da tutti, ma è bastato un attimo per ribaltare la visione del loro ruolo e puntare il dito contro. Certo sarebbe bastato introdurre una norma che solo per l’eccezionalità del periodo d’emergenza definisse non imputabili coloro che si stavano occupando a livello sanitario di questa pandemia, ma la politica, si sa, non ha sempre il coraggio di agire, e quindi ha preferito lasciare quegli operatori sanitari in questi lunghi mesi con l’ansia di un esito che non poteva essere scontato. Ancora una volta il potere giudiziario si sostituisce al potere politico.

 

Rosaria Iardino è presidente della Fondazione The Bridge

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