La salute ti fa ricco

Luciano Capone

Una lezione dagli Usa: la ripresa economica arriva fino a un certo punto se i vaccini sono al palo

Gli Stati Uniti stanno uscendo bene dalla pandemia. Nella prima fase, gli interventi del governo hanno consentito di contenere l’impatto economico: le famiglie americane con insicurezza alimentare sono circa il 10 per cento, lo stesso livello dell’anno pre Covid (dopo la recessione del 2008 il dato salì dall’11 al 15 per cento, restando a quei livelli per molti anni). Allo stesso modo, grazie ai sussidi il tasso di povertà non solo non è aumentato ma è leggermente diminuito scendendo al 9 per cento, uno dei livelli più bassi degli ultimi dieci anni.

Secondo le stime di Felix Salmon su Axios, gli assegni sganciati dal governo hanno salvato dalla povertà circa 17 milioni di americani. Non erano risultati immaginabili un anno fa, quando ad aprile sparirono immediatamente 20 milioni di posti di lavoro, il dato più alto dal Dopoguerra. Nella seconda fase, quella della ripresa, l’economia americana ha reagito bene con una crescita prevista dal Fmi del 7 per cento quest’anno e del 5 per cento il prossimo. La disoccupazione è scesa al 5,2 per cento (rispetto all’8,4 dello scorso anno) e i salari sono saliti a quasi 31 dollari l’ora di media, con un aumento dell’8 per cento rispetto a febbraio. Le attività stanno riprendendo, i consumi delle famiglie crescono.

Il quadro non è completamente idilliaco, sul futuro ci sono delle incertezze. La prima nube all’orizzonte è l’inflazione. E’ vero che gli stipendi sono aumentati, forse per una serie di fattori legati allo choc del Covid e alla risposta fiscale e monetaria. Ma proprio questi due aspetti stanno facendo surriscaldare l’economia, con un’inflazione che ha superato il 5 per cento e si sta mangiando l’aumento salariale dei lavoratori. Ad aggravare questo problema ci sono anche i colli di bottiglia globali, che spingono i prezzi all’insù. Non è un caso se diversi economisti keynesiani, a partire da Larry Summers, già diversi mesi fa hanno criticato l’ampiezza del pacchetto di stimoli da 2 mila miliardi di dollari varato dal presidente Biden e chiesto alla Fed una politica monetaria più restrittiva, proprio perché preoccupati da un’inflazione sostenuta e non transitoria. Questi fattori, choc dell’offerta e inflazione, hanno portato l’agenzia di rating Fitch a rivedere al ribasso le previsioni di crescita per il 2021: 6,2 per cento anziché il 6,8 per cento previsto a giugno. 

 

L’altra grande incertezza riguarda la variante Delta. Le vaccinazioni sono quasi al palo. Nonostante una campagna partita in anticipo, il tasso di copertura negli Stati Uniti è fermo al 63 per cento della popolazione con almeno una dose, 10 punti in meno rispetto all’Italia. L’esitazione vaccinale, cavalcata dalla destra trumpiana, è una minaccia per la ripresa, forse la più grande, perché lascia campo aperto a un virus che in questa variante dilaga molto più rapidamente dello scorso anno. Per questo motivo il presidente Biden ha detto che “la pazienza è quasi finita” e ha imposto l’obbligo vaccinale ai dipendenti statali, cercando anche una sponda nelle aziende private. Spingere sulla campagna di vaccinazione è diventato essenziale per proteggere la salute della popolazione e la ripresa economica.

 

E’ in questo quadro d’incertezza globale che va vista la decisione presa dal governo di Mario Draghi in Italia di estendere il green pass che, come ha dichiarato il ministro per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione Renato Brunetta, è anche un “provvedimento di politica economica” proprio perché consolida la ripresa. E chi, come Anthony Fauci, vede da vicino i rischi di avere una larga parte della popolazione non vaccinata all’inizio dell’autunno apprezza la via indicata da Draghi: “L’Italia sta andando bene, meglio degli Stati Uniti, ora è un esempio per il mondo”. Non è solo salute, è anche economia.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali