Il Foglio salute

Il governo non tentenni sull'obbligo vaccinale

Rosaria Iardino

Sono diciotto mesi che il mondo che conoscevamo non esiste più, e ora è tempo che il governo si faccia interprete del ruolo che gli spetta 

Il tema del green pass ha tenuto banco per tutta l’estate, e tra un aperitivo in spiaggia e una passeggiata in montagna le chiacchiere riguardavano spesso l’utilizzo di questo lasciapassare che è diventato il simbolo della libertà per chi si è regolarmente vaccinato, e quello della costrizione per chi di sottoporsi all’inoculazione – No vax o meno – non ha proprio alcuna intenzione. E’ cosa nota che da un paio di giorni il green pass sia obbligatorio non solo per accedere a eventi pubblici o per cenare al ristorante al chiuso, ma anche per viaggiare su treni ad alta velocità e a lunga percorrenza, in aereo o in nave (tranne per quanto riguarda gli spostamenti lungo lo stretto di Messina), nonché per gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e per seguire le lezioni universitarie. E’ cosa altrettanto nota, e da tempo, che chi è contrario al vaccino si appelli al concetto di libertà per contrastare le norme che secondo quel punto di vista favorirebbero i vaccinati limitando proprio la condizione di libertà che dovrebbe invece appartenere a tutti. Bauman, in tempi lontani dalla pandemia, scriveva che “in questo mondo nuovo si chiede agli uomini di cercare soluzioni private a problemi di origine sociale, anziché soluzioni di origine sociale a problemi privati”, e il punto è esattamente questo. 


Non siamo abituati a sentire parlare sufficientemente di salute pubblica, e manca la base culturale per comprendere come le nostre azioni talvolta non ci riguardino solamente come individui, ma anche come collettività. Si sente spesso dire che la libertà dell’altro finisce dove inizia la propria, ma questo assunto di grande effetto (che forse non tutti sanno essere di Martin Luther King) è tanto vero, io stessa ne sono sostenitrice, quanto bisognoso di essere contestualizzato; il rischio è che nel decidere quale sia lo spazio di libertà dell’individuo, e cosa possa contenere quello spazio, si entri in un circolo vizioso nel quale non si trova mai una convergenza di intenti e si creino invece condizioni che non sono risolvibili. Serve un intervento esterno di tipo etico, che in questo caso specifico è affidato alla politica che si fa garante di una decisione per il bene comune.

La vaccinazione non è al momento obbligatoria: sono state fatte campagne di incentivazione fondate su basi scientifiche che evidenziano come sia questo l’unico modo di contenere l’epidemia, ma ancora non basta. Ci sono gli irriducibili, quelli che non si assumono la responsabilità collettiva, quelli che pensano che il virus non esista, e sono gli stessi che al momento occupano la maggioranza dei letti nei reparti di terapia intensiva. E queste persone fanno numero, fanno massa, parliamo di qualche milione solo in Italia. Cosa deve ancora accadere perché si prenda coscienza e ci si affidi alla scienza? 

 

In una fase storica in cui l’informazione e la controinformazione viaggiano sui social, i principali contenitori hanno scelto di bloccare gruppi o profili no vax, e a cosa è servito? A far sì che negli Stati Uniti, per esempio, gruppi no vax stiano raccogliendo ingenti somme grazie ai siti di crowdfunding, quelli cioè in cui si chiede agli utenti di finanziare progetti di vario tipo, per continuare a diffondere le loro idee. E’ così che va inteso, il concetto di libertà? In modo tale per cui fatta la regola si trova l’inganno? Sono diciotto mesi che il mondo che conoscevamo non esiste più, e ora è tempo che il governo si faccia interprete fino in fondo del ruolo che gli spetta, rendendo la vaccinazione obbligatoria per tutti. 

*Presidente Fondazione The Bridge

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