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Lo studio

Produrre più vaccini è necessario e possibile. Ecco come



Silvio Garattini*

Un volume pubblicato dall'organizzazione Public Citizen dimostra che si possono impiegare 6 mesi per creare le infrastrutture e preparare le materie prime e altri 6 mesi per produrre 8 miliardi di dosi. Quelle che ci servirebbero

La disponibilità di vaccini sta accelerando il ritmo delle vaccinazioni in tutto il mondo industrializzato. In Italia, rispetto a quanto si sarebbe potuto fare, siamo in grande ritardo perché la cooperazione con l’Unione europea è stata un fallimento rispetto alla velocità con cui si sono mossi Israele, Regno Unito e Stati Uniti. Secondo gli ultimi dati abbiamo finora vaccinato con una sola dose 36 milioni di persone, mentre 12,4 milioni hanno ricevuto le due dosi. Quindi solo il 23 per cento della popolazione italiana è da considerarsi completamente immunizzata, salvo l’arrivo di nuove varianti insensibili ai vaccini. Va tenuto presente tuttavia che per vaccinare almeno 50 milioni di italiani mancano ancora molti milioni di dosi e molti mesi di vaccinazioni. Infatti molte delle fasce d’età al di sopra dei 60 anni sono ben lungi dall’essere complete. Per contro non possiamo essere tranquilli se consideriamo la situazione dei continenti a basso reddito, Africa e Sudamerica. 

 

Come più volte sottolineato, se il virus continua a circolare continueranno a formarsi nuove varianti che, in epoca di globalizzazione, arriveranno velocemente anche nei paesi industrializzati. Non si tratta quindi di fare beneficenza ma di difendere noi stessi. Infatti nel Regno Unito si stanno accelerando le seconde dosi proprio perché la variante indiana (da  oggi secondo l’Oms si chiamerà Delta ) è poco sensibile a una sola dose di vaccino. La disponibilità di ulteriori 20 milioni di dosi per l’Italia ha indotto a pensare di vaccinare anche gli adolescenti suscitando un problema: “Perché non utilizzare queste dosi per il paesi a basso reddito?”  Non è facile decidere, perché è vero che i giovani in generale sono asintomatici o con sintomi moderati, ma non bisogna dimenticare che possono infettare i più anziani che sono ancora da vaccinare. Inoltre vanno considerati gli aspetti quantitativi perché si tratta di briciole rispetto alle necessità. Queste poche dosi, anche se la decisione fosse europea, non apporterebbero alcun vantaggio. Si deve invece caldeggiare un’alternativa prospettata ormai da oltre un anno, produrre più vaccini. Le multinazionali hanno una produttività limitata mentre abbiamo bisogno di circa 8 miliardi di dosi, non considerando la necessità di un terzo richiamo o di una vaccinazione da ripetersi annualmente.

 

Contro il pessimismo di gruppi che hanno conflitti d’interesse, l’organizzazione Public Citizen ha pubblicato un volumetto dal titolo Come produrre vaccini sufficienti per il mondo in un anno. Questo rapporto molto dettagliato dimostra che si possono impiegare i primi sei mesi per creare le infrastrutture e preparare tutte le materie prime necessarie e i secondi sei mesi per produrre 8 miliardi di dosi. Vengono dati molti dettagli a seconda del vaccino prescelto. Ad esempio, scegliendo il vaccino BNT16b2 sono necessari 5 edifici e 16 linee di produzione. Occorrono 1.386 persone e 252 kg di mRNA riguardante la proteina S del Sars-CoV-2. Il costo totale è stimato in 9,43 miliardi di dollari. Il rapporto è ricco di particolari e scandisce i tempi per le varie fasi del percorso di produzione. C’è un progetto, si tratta di valutarlo con un gruppo di esperti. Il governo ha un documento da discutere in tempi brevi nell’ambito del G 20, ma bisogna far presto. Ogni ritardo, dopo quelli del passato, sarebbe ingiustificabile.

 

Silvio Garattini*, presidente Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs

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