l'intervista

"Nessuna trombosi con il vaccino di Moderna", dice il vicepresidente Dan Staner

Angelica Migliorisi

Gli investimenti dell’azienda biotecnologica americana per la produzione in Europa e lo stato dei test per il vaccino sulle varianti: "Stiamo sperimentando un vaccino capace di agire contemporaneamente contro il virus originale e la mutazione. Puntiamo a fine 2021"

Il vaccino di Moderna non provoca trombosi. A rivelarlo al Foglio, Dan Staner, vicepresidente della divisione Europa, Medio Oriente e Africa della biotech americana. Secondo uno studio dell’azienda, basato su 65 milioni di somministrazioni tra Unione europea, Stati Uniti e altri paesi, nessun evento trombotico si sarebbe verificato a causa del farmaco. La precisazione arriva dopo che un paper pubblicato lo scorso 21 aprile dall’universiamtà di Oxford (nei cui laboratori è stato sviluppato Vaxzevria, il vaccino di AstraZeneca) aveva gettato ombre sul vaccino a Rna messaggero, o mRna. Secondo l’ateneo britannico, i casi di trombosi ed embolie successivi all’inoculazione dei sieri a virus-vettore (come quello anglo-svedese e Johnson & Johnson) erano solo di poco superiori a quelli rilevati dopo la somministrazione dei concorrenti a mRna (Moderna e Pfizer-BioNTech). Nello specifico, 6 ogni milione contro 5 ogni milione.

 

 

In Europa, si è parlato molto dell’incidenza di trombosi per i vaccini a virus-vettore. Eppure, secondo studi pubblicati su The Lancet, ci sarebbero problemi analoghi anche per quelli a mRNA. Come risponde?

In realtà, una valutazione completa dei dati relativi alla sicurezza del nostro vaccino, basati su oltre 64,5 milioni di dosi somministrate in tutto il mondo, non suggerisce una correlazione tra il nostro prodotto e trombosi del seno venoso cerebrale o eventi trombotici.

 

Nel vostro comunicato, si legge che la produzione potrebbe salire a 3 miliardi di dosi nel 2022. Da quali fattori è influenzato questo numero?

Oltre che dal vaccino già autorizzato (al dosaggio di 100 μg), il numero è influenzato dall’approvazione degli eventuali vaccini di richiamo contro le varianti e da quello pediatrico, che stiamo sperimentando.

 

Cosa può dirci sulle formule vaccinali in sperimentazione? Quando verranno approvati?

L’obiettivo è distribuire il vaccino per gli adolescenti durante l’anno scolastico 2021/2022, a condizione che siano disponibili dati certi che ne dimostrino l’efficacia in questa fascia di età. Il 16 marzo, abbiamo annunciato la vaccinazione del primo partecipante al nostro studio “KidCOVE”, per cui prevediamo di coinvolgere 6.750 partecipanti sani in età pediatrica tra Canada e Stati Uniti. Questo progetto ci aiuterà a valutare sicurezza e capacità di immunizzazione del nostro siero pediatrico. Ricordiamo che i più giovani non hanno ancora accesso ad alcun vaccino.

 

Quanto e come pensate di potenziare la produzione delle dosi in Europa? In quali stabilimenti investirete di più?

Il nostro amministore delegato, Stephane Bancel, ha parlato di investimenti da molti milioni di dollari, persino miliardi. Ci consentiranno di raddoppiare la produzione del principio attivo alla base del vaccino presso l’impianto dei nostri partner di Lonza, a Basilea. Inoltre, permetteranno di raddoppiare il suo processo di formulazione, riempimento, finitura e produzione nei laboratori farmaceutici di Rovi, in Spagna. Infine, incrementeremo del 50% la produzione del principio attivo nei nostri stabilimenti negli Stati Uniti. Una volta completati, gli investimenti si tradurranno anche in un aumento delle scorte di sicurezza di materie prime e prodotti finiti, utilizzati per fornire le dosi promesse.

 

Nel comunicato, si legge che sono in fase avanzata negoziati con altre case farmaceutiche. Può dirci qualcosa in più?

No comment.

 

Come procede la sperimentazione dei vaccini per le varianti?

Oltre a studiare un richiamo specifico contro quella sudafricana, stiamo sperimentando un vaccino capace di agire contemporaneamente contro il virus originale e la mutazione. Lo studio, inoltre, aiuterà a capire l’efficacia di un’eventuale terza dose. Per i non vaccinati, stiamo testando due nuove prime dosi: una fornirebbe l’immunità contro la variante sudafricana, l’altra coprirebbe la mutazione e il virus originale. Se i test andranno a buon fine, potremo vedere le seconde dosi contro la variante sudafricana prima della fine del 2021. Grazie alla flessibilità della tecnologia a mRna, non dovremo modificare i nostri processi di produzione per sviluppare sia il vaccino attuale che eventuali nuovi richiami o nuovi vaccini.

 

L’aumento di produzione delle dosi avrà un impatto sul loro prezzo? C’è speranza per una distribuzione più pervasiva nei paesi più poveri?

Ci impegniamo a fornire dosi a prezzi più bassi ai paesi ammissibili al programma di supporto dell’istituzione internazionale Gavi. Ci stiamo anche accordando con il programma globale Covax per fornire loro milioni di dosi nel 2021 e nel 2022.

 

Quali altre patologie beneficeranno degli investimenti nella tecnologia a mRna?

Abbiamo in cantiere diversi prodotti sperimentali, inclusi vaccini “profilattici” a mRNA che potrebbero prevenire il citomegalovirus, la Zika e l’Hiv. Inoltre, svilupperemo un vaccino contro i quattro virus stagionali che per l’OMS sono da contrastare. Abbiamo programmi clinici in fase di sviluppo per combattere malattie infettive, rare, cardiovascolari e autoimmuni.

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