(Lapresse)

Cattivi scienziati

I presunti medici e infermieri nascosti dietro alle balle sui vaccini

Enrico Bucci

Quei "professionisti" della Sanità che mettono in pericolo i professionisti veri

Qualche giorno fa si è tenuta a Roma una manifestazione di qualche centinaio di infermieri e operatori sanitari, organizzati dal comitato “Di Sana e Robusta Costituzione”, contro l’obbligo vaccinale per i professionisti della salute. Costoro definiscono l’obbligo vaccinale un “esperimento sociale” organizzato da individui “al servizio della dittatura delle multinazionali per portare avanti, tramite l’accettazione incondizionata di un trattamento sperimentale, l’instaurazione di una nuova società disumanizzata”.

 

 

A chi era in piazza, ha risposto con un suo comunicato la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), che “stigmatizza e rifiuta l’immagine data dalla manifestazione odierna a Roma contro l’obbligatorietà del vaccino per gli operatori sanitari”. In aggiunta, Fnopi afferma che “se presenti, eventuali infermieri che secondo fonti di stampa avrebbero partecipato al raduno di un sedicente comitato ‘Di sana e robusta costituzione’ dovranno renderne conto agli ordini provinciali di appartenenza ai quali la Federazione darà tutto il supporto necessario per operare con il massimo rigore”. Io, come credo molti cittadini, non posso che trasecolare di fronte a quanto sta accadendo – della trasformazione cioè di una misura sanitaria che un anno fa sognavamo di avere in un motivo di scontro di piazza tale da richiedere l’intervento delle organizzazioni professionali ed eventualmente degli ordini.

 

Ma come: abbiamo non uno, ma una molteplicità di vaccini utili a evitare di propagare il virus negli ospedali e nelle strutture sanitarie, vaccini che hanno passato tutti i controlli di diverse autorità di farmacovigilanza nel mondo, e che dopo avere dimostrato la loro efficacia e la loro sicurezza nei trial adesso possono contare sui dati provenienti da milioni e milioni di dosi somministrate e c’è qualcuno che non nel pubblico, ma fra professionisti sanitari (che magari si accompagnano ad avvocati e ad altri tipi di professionisti) ritiene che non debba essere obbligatorio vaccinarsi, eticamente prima ancora che in punta di diritto? Possibile che esistano persone laureate o diplomate, con specializzazioni e anni di esperienza nel settore della salute, che davvero credano si possa avere dubbi quando i dati parlano chiaro, e che in nome di questi dubbi e delle loro paure debbano fare rischiare i cittadini quando entrano in ospedale, senza neppure che si possa sapere se chi abbiamo davanti è vaccinato o meno?

 

Ma come si può seriamente pensare che non si debba obbligatoriamente rendere minimo il rischio di contagio dei pazienti negli ospedali – e non mi si racconti la balla dei vaccini che non impediscono la trasmissione del virus – quando già oggi osserviamo in Italia l’effetto di protezione dei sanitari vaccinati? Come ci si può nascondere dietro a dubbi generici, affermazioni anche vere ma irrilevanti, mezze verità e balle palesi, pur di rimandare la vaccinazione al momento dell’accertamento di non si sa bene quale livello di evidenza scientifica?

 

I vaccini attuali non sono perfetti, non offrono protezione totale e certamente saranno superati; tutti devono essere informati al meglio del rapporto tra rischi e benefici; ma che ci sia chi, fingendo dubbi che non si sa come potrebbero essere risolti, mette a rischio i pazienti che entrano in ospedale o in altre strutture sanitarie, non può essere accettato, ed è esattamente la dimostrazione del perché serve l’obbligo, visto che anche pochi individui, con la contagiosità ben nota di Sars-CoV-2, sono in grado di scatenare focolai.

 

Quindi, grazie alla Fnopi e a quella grande maggioranza di sanitari, i quali proteggeranno i loro pazienti agendo se necessario contro i colleghi che dovessero risultare inadatti al camice che portano, pochi o molti che siano, seguendo le fandonie deliranti di chi parla di “esperimento sociale” e “società disumanizzata”.