Photo Cecilia Fabiano/LaPresse

CATTIVI SCIENZIATI

Vaccino e allergie

Enrico Bucci

C’è un protocollo che valuta il rischio (comunque basso) per affrontare con serenità l’immunizzazione

Il rischio di reazioni allergiche a uno dei nuovi vaccini a Rna contro il Covid-19 è molto basso, comunque di gran lunga inferiore al rischio costituito dal virus. Detto questo, cosa è necessario garantire ai pazienti, perché anche questo rischio molto piccolo sia minimizzato? Essendo un soggetto allergico io stesso, con familiarità per questa condizione, sono direttamente interessato alla cosa, e come sempre preferisco rivolgermi alla letteratura scientifica per imparare qualcosa di utile.

  

 

In particolare, è interessante notare cosa si fa negli Stati Uniti, il paese ove i vaccini a Rna sono stati somministrati al più alto numero di persone. Un esempio è tratto da un lavoro recentemente pubblicato, a cura di un panel di allergologi americani. La valutazione del rischio è il primo passo; allo scopo, sono quattro gli elementi da accertare secondo gli autori, riassunti di seguito:
1. pregressa grave reazione allergica a un farmaco iniettabile (endovenoso, intramuscolare o sottocutaneo);
2. pregressa grave reazione allergica a un vaccino;
3. pregressa grave reazione allergica a un altro allergene (ad es. cibo, veleno di insetti o lattice);
4. pregressa grave reazione allergica al polietilenglicole (Peg), polisorbato o olio di ricino poliossile 35 (ad es. Paclitaxel) usati come eccipienti o adiuvanti per formulazioni iniettabili o vaccini.

 

Se un soggetto non è interessato da nessuna delle quattro condizioni elencate, si suggerisce di avviarlo al vaccino e tenerlo in osservazione per 15 minuti dopo l’iniezione. Se una qualunque delle condizioni 1, 2 o 3 è verificata, si suggerisce di procedere comunque al vaccino, ma di allungare il periodo di osservazione a 30 minuti, investigando con precisione, nel caso delle condizioni 1 e 2,  quali siano gli allergeni. Se si verifica la condizione 4, si suggerisce di procedere a uno skin-test per verifica, e in caso di negatività si procede comunque alla vaccinazione (con un periodo di osservazione prolungato a 30 minuti).

 

Nel momento in cui scrivo, protocolli come questo hanno portato ad avere 28 reazioni allergiche gravi al vaccino di Pfizer/BioNTech e una al vaccino di Moderna, una differenza per ora non significativa dovuta al fatto che il primo vaccino è stato somministrato a molte più persone. Questo significa 11,1 reazioni allergiche gravi per milione di dosi somministrate; reazioni che, secondo uno studio appena pubblicato da Cdc, sono avvenute nel 71 per cento dei casi nei primi 15 minuti dopo l’iniezione.

 

Ecco perché, pur essendo un soggetto allergico (anche ad alcuni farmaci), non appena sarà arrivato il mio turno io procederò con serenità alla vaccinazione, nella convinzione che un simile protocollo e la dovuta formazione di chi mi farà l’iniezione siano tali da garantire la mia personale sicurezza.

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