Busti con le mascherine. Nella foto LaPresse, il primo giorno di scuola nell’Istituto Manin a Roma, lo scorso 14 settembre 

Il foglio salute

Insegnanti e studenti a rischio stress da Covid, ma  il reclutamento degli psicologi tarda

Bianca Maria Sacchetti

Dall'Università di Padova un progetto per sostenere, grazie alla realtà virtuale, chi è in difficoltà
  

Un corpo docente provato dall’emergenza, stretto tra l’osservanza dei protocolli e la gestione della naturale esuberanza dei bambini e dei ragazzi. La difficoltà degli alunni di adattarsi alla nuova realtà. La pressione dei genitori chiamati a supportare i figli in un momento in cui la didattica a distanza trasforma le abitazioni in piccoli istituti scolastici. È questo il contesto in cui una scuola sempre più affaticata e impaurita si muove, un contesto in cui la necessità della presenza della figura dello psicologo negli istituti è sempre più sentita.

 

Per l’anno scolastico in corso ogni istituzione ha 4.800 euro a disposizione per “attivare il supporto psicologico per studenti, insegnanti e genitori”. Nel protocollo per la ripresa della scuola sottoscritto il 6 agosto dal ministero con le organizzazioni sindacali si affermava il ruolo del professionista in campo psicologico “per fronteggiare situazioni di insicurezza, stress, ansia dovuta ad eccessiva responsabilità, timore di contagio, rientro al lavoro in ‘presenza’, difficoltà di concentrazione, situazione di isolamento vissuta”. Alcuni istituti hanno già fatto partire i bandi per il reclutamento di uno psicologo professionista, altri sommersi dalle difficoltà del momento non hanno attivato questa opportunità.

 

Il professor Alessandro De Carlo dell’Università di Padova è stato uno dei pochi psicologi a lavorare in prima linea in un ospedale Covid, a Schiavonia, in provincia di Padova. Ha lavorato con medici e infermieri, trattando i disturbi da stress anche con la realtà virtuale e un visore che aiutava gli operatori sanitari a staccarsi dalle vicende drammatiche che stavano vivendo e ha aperto, ad ausilio degli strumenti già previsti nella scuola, una piattaforma chiamata “Sygmund” che dà  l’opportunità di un counseling psicologico per lo stress praticamente 24 ore su 24. 

 

Ora in prima linea ci sono anche insegnanti e personale scolastico che rischiano le stesse patologie e gli stessi problemi di medici e infermieri. De Carlo ha preparato un protocollo ad hoc per sostenere anche loro attraverso sedute online e in presenza con il supporto della realtà virtuale con un visore Limbix. “Lo stress degli insegnanti è legato all’incertezza” spiega De Carlo. “Gli insegnanti sono soggetti ad ansia, a possibili disturbi cardiovascolari e intestinali e a uno strain comportamentale, quindi decadimento della dieta e aumento del fumo. Se lo stress si protrae per troppo tempo si rischia il cosiddetto ‘burn-out’, quindi l’incapacità di lavorare. Per questo è necessario dare sostegno al mondo della scuola in questo momento. È ancora possibile nell’immediato agire con un supporto online. In prospettiva, come ha detto il Ministro, il supporto in istituto diventa fondamentale. Questo non significa patologizzare le relazioni umane al tempo del Covid. Significa semplicemente che avere una professionalità a disposizione può aiutare a vivere meglio la scuola in un momento complesso”.

 

Bisogna, naturalmente, superare alcune inevitabili resistenze, ma in realtà lo psicologo interverrebbe soltanto laddove venisse richiesto e sarebbe una figura utile a favorire il giusto approccio e la giusta interazione insegnanti-studenti in un momento particolarmente difficile per il sistema scuola. Inoltre la sua presenza potrebbe essere utile anche per anticipare situazioni di stress o di paura, prevenendo malattie e assenze.

 

L’altra faccia della medaglia sono gli studenti. Francesca Munegato, psicoterapeuta dell’età evolutiva, lavora privatamente con la presa in carico psicoterapeutica-psicoanalitica di bambini, adolescenti e famiglie e conduce progetti di prevenzione primaria e secondaria rivolte alle scuole secondarie di I e II grado. “Per i bambini e il loro ritorno in classe il primo aspetto è quello di tenere in considerazione che per tutti c’è stato un momento trascorso di separazione e lontananza, non facciamo come se nulla fosse accaduto”, spiega. “Devono essere creati spazi che servono ai bambini per la condivisione. Spazi di narrazione per raccontare non tanto l’oggettività di quello che è successo, ma il modo in cui ogni bambino ha vissuto questa situazione. Vanno creati spazi per lavori di gruppo dove si agevoli lo scambio e l’interazione e dove possano godere della convivenza nel rispetto delle regole. Favorire attività artistiche e creative in cui si possa esprimere ‘l’intelligenza emotiva’. Bisogna insomma ricreare il legame tra adulti e bambini, una delle relazioni sociali più importanti in chiave educativa per lo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale di ogni piccolo individuo”.

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