I giorni di febbraio, con il presentimento del peggio in arrivo. Il lockdown, il potenziamento, le assunzioni che ora non si possono fare "perché mancano laureati", la corsa ai test rapidi e alla moltiplicazione dei drive-in, i vaccini anti-influenzali, i bambini, l'isolamento. Come si sta tra chi "risolve un problema e ne spunta un altro". Come eliminare le lungaggini tra tamponi, drive-in, code, test, test rapidi
“Chiedi alla Asl”. “Vai alla Asl”. “Lo dice la Asl”. “Ti chiamerà la Asl”. E insomma pare quasi, in questi tempi pandemici tornati minacciosi d’autunno, che l’Azienda sanitaria locale, un tempo vista come polveroso moloch di un altro mondo o tempio sonnacchioso della vaccinazione neonatale, sia diventata arbitro, custode e deus ex machina della nostra vita. C’è infatti il virus e la sua imponderabilità, ma c’è anche l’imponderabilità di tutto quello che attorno al virus scorre, con il suo labirinto burocratico che dalla Asl parte o alla Asl arriva: il tampone, le code interminabili, il test rapido, il drive-in lento, il medico di base, la quarantena, l’isolamento, i sintomi, l’asintomatico, l’assembramento e l’accertamento. E nel labirinto si cerca un faro, e cercandolo si viene comunque ricondotti alla frase “chiedi alla Asl”.
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