Isolamento, test e tracciamenti. A che punto è la notte, secondo Rezza (Iss)

Annalisa Chirico

“Serve ancora pazienza, ma siamo sulla strada giusta” dice il direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità

“Ogni settimana si annuncia che la successiva sarà quella decisiva…Al di là degli auspici, serve pazienza”, dice al Foglio Giovanni Rezza, direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità. “I primi provvedimenti di contenimento risalgono all’8 marzo: considerando il tempo di incubazione, dai cinque ai dodici giorni, gli effetti si manifesteranno dalla fine del mese. La migrazione di massa dal nord al sud non ha aiutato, così come i contatti intrafamiliari di persone spesso asintomatiche”.

 

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha parlato di una “generazione decimata”, quella degli anziani, i più fragili.

“Mai avevamo assistito alla morte di un numero così elevato di anziani in un lasso di tempo relativamente breve. Pur in presenza di una comorbillità, queste persone potevano contare su un’aspettativa di vita di cinque o dieci anni. Veniamo da due settimane funestate da un crescendo di contagi e decessi, nei prossimi giorni potremo cominciare a vedere una prima flessione con relativa stabilizzazione, come conseguenza delle misure di distanziamento sociale”.

 

Walter Ricciardi, il nostro esperto dell’Oms, ha detto che abbiamo adottato le misure giuste, “però le avrei prese dieci giorni prima”.

“Col senno di poi, si poteva intervenire prima. Il virus ci ha colto di sorpresa, e la diagnosi è stata vieppiù ardua per via della comparsa nel periodo influenzale. E’ un bene che le misure di contenimento siano state adottate su scala nazionale, anche al fine di tutelare le regioni con sistemi sanitari meno efficienti”.

 

I governatori del nord, che chiedevano un intervento già a febbraio, lamentano il procedere a tentoni del governo.

“Da epidemiologo ho sostenuto, sin dal principio, che la richiesta di una ‘chiusura’ del nord non era né razzista né discriminatoria. Il virus era entrato in Italia già prima del blocco dei voli dalla Cina. Il fatto è che i paesi orientali hanno saputo affrontare la crisi pandemica con maggiore efficacia. Cinesi, coreani e giapponesi, anche grazie all’esperienza della Sars, hanno messo in campo interventi più radicali e spregiudicati”.

 

Con una differenza: Pechino ha blindato i cittadini in casa mentre sudcoreani e israeliani puntano sul cybermonitoraggio.

“I paesi tecnologicamente più avanzati ricorrono al tracciamento su vasta scala e così consentono una maggiore libertà di movimento, gli europei potrebbero trarre ispirazione”.

  

Tel Aviv utilizza lo Shin Bet, i servizi segreti interni, per l’analisi e l’incrocio dei dati in modo da identificare pazienti infetti e potenziali contagiati.

“Spetta alla politica soppesare i beni costituzionali in gioco. Già oggi con i Gps dei cellulari siamo tutti tracciabili, molte app si alimentano dei nostri dati personali. La tutela della salute mi sembra un ottimo motivo per rinunciare temporaneamente a un po’ di privacy”.

 

La Cina, che ha nascosto il virus al mondo intero, è riuscita a scrollarsi di dosso il marchio dell’“untore”.

“I cinesi hanno saputo ribaltare la narrativa globale, ne hanno fatto una propaganda positiva, anche a causa dell’inerzia di alcuni paesi europei. L’Italia riceve aiuti da Pechino, nove aerei e 160 medici dalla Russia, cinquanta medici da Cuba…”.

 

Il virus avrebbe un tasso di letalità in Italia superiore a quello cinese: è davvero così?

“Falso. La popolazione italiana è molto più anziana di quella cinese, e poi il denominatore considera una porzione ridotta rispetto alla platea reale dei contagiati. Noi non abbiamo effettuato i tamponi a tappeto, eseguiamo i test soltanto sui sintomatici”.

 

Una scelta contestata.

“Non ha senso testare 60 milioni di persone: c’è un deficit di risorse umane e di tempo, senza dimenticare che i negativi di oggi potrebbero risultare positivi domani”.

 

Sia la cancelliera tedesca Angela Merkel che il premier britannico Boris Johnson hanno parlato di circa un “60 percento” di cittadini destinati a infettarsi.

“In assenza di misure, il virus può colpire il 60 percento della popolazione: se ciò accade, il virus si diffonde più lentamente. Tuttavia non si può pretendere di raggiungere l’immunità di gregge lasciando sul campo morti e feriti. Se avessimo seguito la pista indicata dal consulente di Johnson, i focolai come Bergamo sarebbero stati mille”.

 

In Italia l’età media dei pazienti che hanno contratto il Covid19 è 63 anni.

“Nei giovani il virus dà sintomi lievi o nulli, il problema sono le fasce anziane: i deceduti, con o di coronavirus, hanno in media 80 anni”.

 

Il ministro della Difesa israeliano Naftali Bennett ha detto che, ancor prima del distanziamento sociale, bisogna separare i nonni dai nipoti.

“E’ un consiglio saggio. Se fossi israeliano, sarei contento”.

  

La professoressa dell’Ospedale Sacco Maria Rita Gismondo che aveva definito il virus “poco più di un’influenza” è stata diffidata dal Patto traversale per la Scienza.

“Non è stata l’unica a sostenere questa tesi. Nessuna influenza provoca polmoniti così frequenti e tanti decessi di persone anziane…E poi contro l’influenza esiste un vaccino”.

 

A quando quello per il Covid19?

“Forse già entro la fine dell’anno, sono fiducioso”.

 

Dopo il 3 aprile torneremo liberi?

“In Cina non hanno fatto tana libera tutti da un giorno all’altro. Se rispettiamo le regole, avremo un allentamento progressivo: impegniamoci perché ciò accada”.

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