I veterinari smontano la bufala novax dei cani autistici

Enrico Cicchetti

Nel Regno Unito i padroni non vogliono più far vaccinare i propri animali domestici. Quanto ci vorrà perché l’antivaccinismo canino esondi anche sulle nostre coste? 

Il movimento antivax è arrivato anche dal veterinario. Il complottismo ha fatto il “salto di specie” e dai cuccioli d’uomo ora tocca quelli a quattro zampe. Su queste colonne avevamo già raccontato di come nei quartieri americani dove “la segregazione hipster è più pronunciata”, i padroni di cani e gatti non vogliono più farli vaccinare. Non vogliono proteggere i loro animali domestici dall’epatite o dalla rabbia per la stessa ragione per cui gli adepti del movimento antivaccini non vogliono immunizzare i loro figli. Temono, sulla base di studi farlocchi, che diventino autistici.

  

Ma l’unica vera epidemia, che si diffonde senza bisogno di malvagie case farmaceutiche né inoculazioni a tradimento, è la bufala novax. Si diffonde più rapida della peste nera, senza bisogno di stive affollate o topi infetti. Vola sulle ali dell’uccellino blu, si trasmette con post condivisi nei social network, si riproduce tra tweet e blog complottisti. La balzana teoria è già sbarcata nel Regno Unito – alla faccia dei dazi, o forse potere del Commonwealth – tanto che la British Veterinary Association si è sentita in dovere di rilasciare una dichiarazione sorprendente questa settimana: Keep calm and i cani non possono sviluppare l'autismo.

  

Lunedì scorso, il programma televisivo "Good Morning Britain" ha invitato i proprietari di animali convinti che questi fossero diventati autistici dopo la vaccinazione, a scrivere le loro esperienze su Twitter. Il giorno dopo, l'associazione veterinaria britannica ha tuittato: "Aumentano i proprietari di animali da compagnia antivaccinisti. Al momento non ci sono prove scientifiche affidabili che indichino l'esistenza dell’autismo nei cani (o un suo eventuale legame con i vaccini). BVA sarà felice di fornire informazioni evidence-based sulla questione". Il Comitato indipendente per i prodotti veterinari della Gran Bretagna, che ha esaminato tutti i vaccini per cani e gatti autorizzati nel Regno Unito tra il 1999 e il 2002, ha concluso che "l'analisi complessiva dei rischi/benefici mostra fermamente il continuo uso di vaccini".

  

Quanto ci vorrà perché l’antivaccinismo canino esondi anche sulle nostre coste, tanto porose all’import di boiate dal resto del mondo?

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